L’accordo tra Area Popolare e Pd per le elezioni regionali, dato ormai per chiuso, viene nuovamente messo in discussione.
Non si conoscono i dettagli dell’intesa, ma di certo la scelta del candidato da sostenere è più complicata del previsto.
Angelino Alfano insiste nel rivendicare per il suo partito la presidenza della regione e sembra altrettanto irremovibile dallo spacchettare la partita di palazzo d’Orleans da quella nazionale.
Ma, se la trattativa con i Dem sembra procedere (anche se a rilento), la scelta del candidato alla presidenza dell’isola mette in allarme l’ala sinistra composta da Mdp e Sinistra Italia, pronta a dare il proprio appoggi a patto che la scelta ricada su un civico.
La richiesta è quella di replicare il modello Palermo che ha portato alla vittoria Leoluca Orlando. In caso contrario non ci sarebbe nessun accordo.
E se Alfano crea scompiglio nel centrosinistra, lo stesso vale per il centrodestra, dove il coordinatore siciliano Gianfranco Miccichè non rinuncia all’idea di perdere Alfano.
Per il plenipotenziari azzurro i giochi sono ancora aperti: “Ho parlato con i responsabili locali di Ap, Castiglione e Cascio, che mi hanno pregato di aspettare qualche giorno per ragionare e approfondire”.
Una sorta di “armistizio di ferragosto”, così lo definisce il coordinatore azzurro che proprio per non chiudere la partita prima del tempo ha deciso di rinviare la riunione in programma domani con tutti gli esponenti siciliani per decidere quale candidato sostenere.
In realtà, c’è chi è pronto a scommettere che il vertice azzurro si sarebbe trasformato in una sorta di redde rationem nei confronti dello stesso Miccichè accusato da una parte del suo partito di non “raccordarsi” con il gruppo dirigente:
“Non comprendo le ragioni di questo mancato confronto Alfano sì o Alfano no”, accusa Vincenzo Figuccia, deputato regionale di Fi “Sarebbe necessario che Gianfranco Miccichè si raccordasse un po’ di più col gruppo parlamentare anche perché molti la pensano diversamente da lui.
Così si rischia di fare un sacco di pasticci”. Una presa di posizione che la dice lunga sui malumori interni.
A difendere il coordinatore regionale ci pensa Gabriella Giammanco, portavoce del partito in Sicilia: “Miccichè ha avuto il mandato ad allargare il più possibile il perimetro del centrodestra e comporre una coalizione vincente. Non si comprendono – osserva la parlamentare azzurra – le polemiche pretestuose”.
A meno di sorprese, se l’ultimo tentativo con Area Popolare non dovesse andare a buon fine, la prima scelta per il partito di Silvio Berlusconi sarebbe quella di Nello Musumeci, già sponsorizzato da Salvini e Meloni. La situazione poi è resa ancora più complicata non solo dai veti incrociati a livello regionale sui diversi nomi in campo ma soprattutto dalla richiesta di Ap di blindare la Sicilia all’interno di un accordo nazionale.
Una richiesta che crea problemi in casa Dem e che non piace nemmeno a Berlusconi indisponibile a sacrificare punti nei sondaggi per il rientro di Alfano. La futura collocazione di Ap poi rischia di aprire anche un fronte tutto interno ai centristi vista la presenza di due anime: una a favore di un dialogo con i dem, l’altra (altrettanto pesante) convinta che la collocazione più giusta sia nel centrodestra.
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