La calma prima della tempesta. Il Consiglio Comunale di Palermo si appresta ad affrontare la discussione generale sul rendiconto 2022. Un atto fondamentale per il futuro prossimo di Palazzo delle Aquile (oggi e per qualche tempo riunito a Palazzo Comitini per lavori in corso), necessario a sbloccare investimenti ed assunzioni fra i ranghi della pubblica amministrazione. Documento sul quale il gruppo politico di Fratelli d’Italia vuole procedere a tappe forzate, con la proponente, il vice sindaco Carolina Varchi, e con il capogruppo Giuseppe Milazzo impegnati ad accelerare i tempi. Sullo sfondo però c’è sempre il rimpasto e la relativa dialettica aperta fra l’ala moderata (Forza Italia e DC Nuova) e il sindaco Roberto Lagalla. Dalla convention democristiana tenuta sabato, l’ex presidente della Regione Ciffaro ha teso la mano al primo cittadino, chiedendogli di giungere a più miti consigli e consigliandogli di trovare riparo proprio sotto l’ala moderata. Linea sostenuta anche dagli uomini del governatore Renato Schifani, che hanno chiaramente chiesto un cambio degli assessori di Forza Italia. L’ex Rettore è quindi chiamato a fare una scelta, in una posizione attualmente di oggettiva debolezza: alzare bandiera bianca e tornare all’ovile moderato, oppure provare a combattere e trovare un’altra strategia.
La linea dei ‘moderati’ scuote il centrodestra
L’asse formato da Forza Italia e Nuova DC si è ormai cementato, con la presenza del governatore Renato Schifani alla convention dei democristiani indetta da Totò Cuffaro sabato scorso. Una linea con un punto di riferimento comune: cambiare gli assessori al Comune di Palermo in base alla nuova geografia di Sala Martorana. Ma fra il dire e il fare c’è di mezzo Roberto Lagalla. Il sindaco ha mal digerito tutti i movimenti avvenuti negli ultimi quarantacinque giorni, storcendo in particolare il naso su due passaggi chiave nella grammatica politica palermitana: il transito di Salvatore Di Maggio alla Nuova DC, che di fatto ha rotto il patto di non belligeranza fra i partiti della coalizione, e quello di Salvo Alotta a Forza Italia, ovvero la contromossa degli azzurri per rispondere a distanza all’uscita di Natale Puma, oggi a Fratelli d’Italia, voluta dall’assessore Andrea Mineo.
La mano tesa da Totò Cuffaro
Cosa fare per uscire dal guado quindi? Una mano tesa è arrivata proprio dall’ala moderata, proprio da quel Totò Cuffaro che sta allargando i ranghi e il perimetro dei moderati in Sicilia. “In un ragionamento del genere il sindaco ci deve essere”, ha commentato l’ex presidente della Regione, a margine della convention della Nuova DC. Ma Roberto Lagalla è un tipo orgoglioso e che difficilmente perdona gli errori. Cedere significherebbe ammettere la sconfitta, sia pure parziale. Un’opzione da non scartare per il bene del progetto politico del centrodestra su Palermo. Peraltro, ad oggi, il dialogo con l’ala renziana di Lavoriamo per Palermo, per la quale il sindaco non ha mai nascosto la propria simpatia e ribadita anche dalla presenza dell’ex Rettore alla convention indetta dal leader nazionale Matteo Renzi a Terrasini, potrebbe non essere sufficiente.
Roberto Lagalla prova a risolvere l’inferiorità numerica
La posizione del sindaco è al momento debole. Una mano da poker nella quale Roberto Lagalla ha solo un tris in mano (Mancuso, Chinnici e Abbate), contro le scale reali degli alleati di centrodestra, con Forza Italia a quota sette elementi e con la Nuova DC che si dice pronta ad accogliere nuovi adepti. Cosa fare allora? Da un lato c’è la possibilità di pescare dalle opposizioni, con Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto in rampa di lancio. Un modo per andare nella direzione tracciata, qualche giorno fa, dall’esponente del Gruppo Misto Carmelo Miceli. Una sorta di ampliamento del perimetro della coalizione che permetterebbe di allargare la dialettica politica della maggioranza.
Difficile reperire qualcuno nel centrodestra
Dall’altro il primo cittadino proverà ad attrarre a se qualche consigliere di maggioranza scontento da un’eventuale esclusione dal rimpasto. In ballo ci sarebbero i nomi di Alessandro Anello e di Pasquale Terrani. Quest’ultimo potrebbe essere un colpo gobbo rivolto a Forza Italia. Una sorta di risposta a distanza ala passaggio di Alotta, che potrebbe far scendere anche la forza delle richieste degli azzurri. Ma è una strada difficile, complicata da mettere in campo contro alleati di grande spessore politico che, una simile eventuale, se la staranno già immaginando.
La partita a scacchi della Nuova DC
Anzi, a dire il vero, è Totò Cuffaro ad essere pronto ad attirare nuovi accoliti, così come annunciato alla convention di sabato. Fra questi ci potrebbe essere l’assessore Rosi Pennino, data ormai da tempo nella cerchia dell’ala dello scudocrociato. Ma, oltre al potenziamento in Giunta, Totò Cuffaro starebbe cercando di aumentare ancora di più la propria truppa a Palazzo Comitini, già salita a cinque elementi con l’ingresso anche di Giovanna Rappa. E di fronte ad un “no” del sindaco, l’ex presidente della Regione potrebbe pescare ancora una volta fra i banchi di Lavoriamo per Palermo.
I problemi in casa Lega
Cosa fare allora per contrastare lo strapotere moderato? Non rimarrebbe che guardare a destra. Ma a quale destra. La Lega infatti rischia di uscire con le ossa rotte da un tritacarne nel quale il Carroccio è ormai ridotto a due elementi, ossia Sabrina Figuccia ed Alessandro Anello. Quest’ultimo però è deciso a chiedere alla coalizione di onorare i patti concordati durante la formazione della Giunta, ovvero che laddove ci fosse un rimpasto lui avrebbe dovuto succedere all’attuale portasigilli dello Sport. Uno scenario sul quale la stessa Sabrina Figuccia non sarebbe d’accordo, rinviando la questione a metà consiliatura. Di fronte ad un “no” del partito, Alessandro Anello potrebbe iniziare a guardarsi attorno, con un’uscita di scena che sancirebbe di fatto l’esclusione del Carroccio dalle vicende del Comune di Palermo, almeno per ora. E il presidente della III Commissione, in tal senso, avrebbe già iniziato a guardarsi attorno. Per capire quale scenario si tramuterà in realtà, bisognerà attendere il voto sul rendiconto. Fino ad allora, con ogni probabilità, non si muoverà foglia. Ma, viste le fibrillazione nella maggioranza, mai dire mai.
Fratelli d’Italia ancora di salvezza?
L’obiettivo è quello di portare a casa il rendiconto. Già, quell’atto portato avanti dalla corrente di Fratelli d’Italia, così come tutti gli atti relativi al bilancio. Viatico, quello dei conti del Comune, sul quale il vicesindaco Carolina Varchi non ha mai accettato compromessi con gli alleati, proponendo a volte forzature anche all’interno del Consiglio Comunale. Un mostrare i muscoli che ha portato i frutti sperati e che potrebbe rappresentare la chiave di volta per lo stesso Roberto Lagalla al fine di puntare i piedi o, quantomeno, di ridurre l’impatto del rimpasto richiesto dagli alleati. Una sliding doors di opportunità che potrebbe rappresentare la strategia d’uscita di cui il sindaco avrebbe bisogno in questo momento.
La riunione dei meloniani nel fine settimana
Come è noto, i meloniani si apprestano a ricevere i propri tesserati nella convention di sabato al San Paolo Palace dedicata ai risultati del primo anno del Governo Meloni, ovvero quell’esecutivo nazionale dal quale sono arrivati diversi aiuti per il capoluogo siciliano. Una eventuale presenza del sindaco, a maggior ragione dopo aver disertato la convention democristiana snobbando di fatto sia Totò Cuffaro che Renato Schifani, potrebbe rappresentare un chiaro messaggio alla coalizione. Va detto che Roberto Lagalla non viene da quel modo, essendo l’ex Rettore di formazione centristra. Ma una simile mossa, oltre a creare un nuovo asse politico, rappresenterebbe una ventata moderata all’interno della destra palermitana. La domanda a questo punto è: ci sarebbero i margini per una simile operazione politica? A dirlo sarà soltanto il tempo. Intanto in Consiglio Comunale e in Giunta, dopo giorni di fuoco, tutto tace. Ma l’acqua cheta, si sa, nasconde i vortici.
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