Alle 18.30 di sabato, dunque oggi, è convocata la cabina di regia, cui potrebbe partecipare anche il premier Giuseppe Conte, tra governo ed enti locali (con Fontana, Bonaccini e Musumeci per le Regioni, Decaro, Raggi e Pella per i Comuni) per provare a concordare una linea a livello nazionale per l’uscita dal lockdown.
E’ la sede in cui si potrebbe discutere anche l’idea di gestire la “fase 2” dividendo il Paese in macroaree (Nord, Centro e Sud) a seconda dell’entità del contagio per uscire dalla fase di emergenza pura e passare alla fase di progressiva riapertura del Paese. Franco Locatelli del Css definisce “solido” il contenimento del contagio nel centrosud e per questo la macroaree del meridione potrebbe andare da se. Ma nel governo più d’uno è scettico e indica come preferibile una soluzione nazionale: il problema sarebbe non solo come gestire gli spostamenti tra le aree del Paese, ma anche isolare le zone, come la Valle D’Aosta, in cui il contagio è meno diffuso che nel resto del Nord.
Sarà un momento importante per le scelte da fare nei prossimi giorni visto che la scelta di lasciare alle regioni le decisioni locali potrebbe rivelarsi, adesso, difficile da gestire più di quanto non lo sia stata fino ad ora. Le Regione, infatti, sembrano andare in ordine sparso con chi sostiene la riapertura rapida e che, invece, minaccia di chiudere e blindare interi territori come avviene in Campania. Allora meglio una strategia nazionale per aree
Le “zone rosse torneranno ad essere importanti” quando finirà il lockdown, dice Gianni Rezza dell’Iss. Ma bisognerà evitare iniziative solitarie proprio perché se Attilio Fontana si dice pronto a riaprire il 4 maggio “se lo dirà la scienza”, c’è chi come Vincenzo De Luca minaccia di chiudere i confini campani per fermare arrivi dal Nord. Da Palazzo Chigi invitano alla prudenza rispetto a ogni ipotesi: le decisioni saranno comunicate solo dopo la conclusione dei lavori della task force sulla fase due, che ad ora non si sarebbe data una deadline. Dalla maggioranza frenano non solo Roberto Speranza ma anche Vito Crimi, che invita a non dare per scontata la fine del lockdown il 4 maggio. Ed è prudente anche il Pd, che chiede regole e indicazioni precise, ma senza affrettare i tempi.
Sia Silvio Brusaferro che Franco Locatelli, entrambi membri del comitato tecnico scientifico, invitano alla grande “cautela” e anticipano che le abitudini e le modalità di vivere le socialità andranno cambiate. Grande attenzione ci sarà alle regole per i giovani – per evitare assembramenti e feste – come per gli anziani. Ma i parchi il 4 maggio dovrebbero riaprire e con prudenza gli scienziati valutano anche di dare il via libera a bar e ristoranti, pure per dare una prima spinta a un settore in grande crisi come il turismo: lo si farebbe con rigide regole di distanziamento. Ma sui bar, come su parrucchieri e barbieri, la maggioranza leva gli scudi: potrebbe essere troppo presto.
La “fase 2” potrebbe iniziare così, con un riavvio graduale del motore. Forse già a partire dall’apertura di alcuni settori produttivi, a iniziare da moda e mobilifici, a fine aprile. Ma sulla ripartenza frenano alcuni scienziati, illustrando il rischio di una seconda ondata di contagi
Commenta con Facebook