L’antimafia divide i giornalisti e crea una spaccatura all’interno della Federazione nazionale della Stampa Italiana (FNSI). Ben 50 giornalisti siciliani dell’Unione nazionale cronisti italiani giudicano “incomprensibile e inquietante che la Fnsi voglia prendere le distanze dall’impegno dei cronisti siciliani nel mantenere viva la memoria del sacrificio dei giornalisti uccisi da Cosa nostra e di magistrati, donne e uomini delle forze dell’ordine, imprenditori, uomini di chiesa caduti nella secolare lotta alla mafia”.
Al centro della polemica c’è il divieto imposto dalla Federazione della Stampa all’Unci Sicilia di utilizzare il logo federale nei comunicati e nelle iniziative promosse dal Gruppo cronisti siciliani. Così circa 50 giornalisti siciliani, tra cui anche il presidente dell’Ordine dei Giornlisti siciliani Giulio Francese, hanno siglato un documento dopo avere atteso invano una risposta dal presidente della Fnsi Beppe Giulietti.
“La decisione dei vertici Fnsi – si legge nel documento – per la prima volta in 28 anni, di non condividere con i cronisti dell’Unci un momento di riflessione sulla strage di Capaci e la presa di distanza dal concreto impegno antimafia e dal lavoro svolto dall’Unione cronisti soprattutto negli ultimi 15 anni, come il giardino della Memoria di Ciaculli, creato e curato con l’associazione dei magistrati sono scelte che, non solo umiliano e offendono il sindacato dei giornalisti, allontanandolo dai valori fondanti della propria storia, ma lo vincolano all’abdicazione della memoria, che riguarda chiunque faccia pratica di libertà e di democrazia”.
“Il dovere di oggi diviene testimonianza per il dovere di domani da trasmettere ai colleghi più giovani, per i quali memoria vuol dire conoscenza, promuovendo così una deontologia professionale in grado di incidere positivamente, in senso civile, sui meccanismi democratici – conclude la nota – perché non servono sterili ‘eroismi’, buoni spesso per scaricare le cattive coscienze, ma esempi di valore professionale autentico, di reale coraggio civile, di costante ricerca della verità per portare a galla le illegalità diffuse che avvelenano una democrazia. L’insieme di questi valori, con l’ostinata difesa di una questione morale che non ammette alcuna flessibilità, costituisce ‘l’azionariato di maggioranza’ di un sindacato dei giornalisti credibile, fino a costituirne il senso stesso della sua esistenza: la scelta di ‘distanziamento’ della Fnsi dalle iniziative dell’Unci siciliana va invece nella direzione opposta, quella di una vera e propria mutazione genetica delle sue origini”.