Una pesante accusa, quella di sfruttamento della prostituzione gravava su un giornalista palermitano che invece è stato assolto con formula piena.
A scagionarlo definitivamente una perizia grafologica chiesta dal suo legale. Grazie a questo ulteriore esame è stato possibile dimostrare che la firma apposta su un contratto telefonico, al centro dell’inchiesta, non era riconducibile all’imputato così per come poteva apparire, ma era stata falsificata .
Tutta la vicenda ha il suo inizio dalla scoperta di una casa a luci rosse in via Liguria. Gli investigatori vi sono risaliti dagli annunci hot pubblicati su un sito internet di incontri.
Gli inviti mettevano come riferimento un numero di telefonino. Da qui si è risaliti all’intestatario dell’utenza, il giornalista che lavora da anni in una tv privata del capoluogo.
Sentito dagli inquirenti ha subito negato qualsiasi correlazione con quanto gli veniva contestato. Ma dagli accertamenti il dato che emergeva era la sottoscrizione contemporanea di due contratti telefonici in un negozio di una nota azienda di telecomunicazioni
Uno era il telefonino con cui il giornalista lavorava e l’altro quello pubblicato sul sito hot. Dalle indagini non sono emersi contatti fra l’imputato e la presunta tenutaria della casa di appuntamenti, Piera Parisi, condannata ad un anno e quattro mesi di carcere.
Ma il giornalista comunque si è ritrovato sotto processo ed il suo legale Igor Runfola ha chiesto l’esame della perizia grafologica.
Il giudice Cristina Lo Bue ha affidato l’incarico a un esperto, il quale ha concluso che si trattava di una imitazione della firma dell’imputato. .