“La Pubblica Amministrazione è tenuta ad operare nell’assoluto rispetto delle previsioni di bilancio ed ha il compito di perseguire i fini, ad essa assegnati dalla legge, con azioni improntate a economicità, efficienza, imparzialità, pubblicità e trasparenza”. E’ quanto ha affermato Vincenzo Lo Presti presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
La necessità di legalità finanziaria
“Oggi, l’esigenza di legalità finanziaria è particolarmente avvertita dalla collettività – ha aggiunto il presidente – che, sempre più spesso, denuncia, anche a mezzo dei social, fenomeni di sperpero e distrazione delle risorse pubbliche e chiede pressantemente, con fiducia, l’intervento della Corte di conti. In tale contesto, la giurisdizione contabile è un indispensabile presidio per il contrasto di ogni forma di spreco delle risorse pubbliche, anche in considerazione della pervicace persistenza, nonostante le numerose condanne, di fenomeni corruttivi. La Corte costituzionale ha ribadito, in numerose pronunce, che il bilancio è un “bene pubblico”, a mezzo del quale, assicurando un costante equilibrio tra entrate e spese, vengono esercitate le pubbliche funzioni ed erogati i pubblici servizi. Nello stesso tempo, il bilancio è il principale strumento per rendere conoscibile alla collettività l’attività di gestione delle pubbliche finanze, onde consentire ai cittadini di valutare se, e in che misura, gli amministratori, nello svolgimento del mandato, abbiano dato concreta attuazione a quanto promesso durante la campagna elettorale”.
Le condanne della Corte dei Conti
“La Sezione – dice ancora il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti – nel 2022, in materia di responsabilità amministrativa, ha pronunciato 104 sentenze nei confronti di 301 convenuti (di cui: 83 di condanna, 10 di assoluzione e 11 con altra formula). In particolare, le sentenze di condanna, per un importo totale di 17 milioni di euro, sono state pronunciate a carico di soggetti privati che hanno chiesto ed indebitamente ottenuto contributi pubblici o che ne hanno fatto un uso diverso da quello per il quale erano stati concessi, vanificandone, in tal modo, le finalità pubbliche”.
Le varie forme di indebita gestione delle risorse pubbliche
“Le condanne sono arrivate nei confronti di “amministratori e dipendenti che hanno indebitamente disposto, a vantaggio loro o di altri, la liquidazione di indennità ed emolumenti non dovuti – ha aggiunto il presidente – Dipendenti pubblici che, in violazione del principio di esclusività del pubblico impiego, hanno svolto attività professionale privata, anche in concorrenza con la struttura pubblica presso la quale prestavano servizio, o, addirittura, utilizzando mezzi e personale in dotazione a quest’ultima. Amministratori che hanno attribuito incarichi esterni per attività che dovevano essere svolte da personale in servizio presso l’Ente o, per le quali, la legge non consentiva il ricorso a professionalità esterne. Personale sanitario per risarcimenti erogati dalle strutture sanitarie a pazienti lesi da comportamenti gravemente colposi. Amministratori e dipendenti, definitivamente condannati in sede penale, che, con il loro comportamento, divulgato dagli organi di informazione, hanno leso l’immagine della pubblica amministrazione. Amministratori e dipendenti che hanno determinato la soccombenza processuale dell’Amministrazione e il conseguente obbligo del risarcimento del danno e delle spese processuali”.
La necessità di coniugare celerità e rispetto della legge
“In un momento, come quello attuale, nel quale, per far fronte alla perdurante crisi economica, si impone, invece, la massima oculatezza nella gestione delle pubbliche finanze e, in particolare, di quelle previste dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Da più parti, è stato detto che la “paura della firma” rallenta l’azione amministrativa e che, quindi, limitando o eliminando la responsabilità del pubblico funzionario, l’Amministrazione ne guadagnerebbe in efficienza, a vantaggio della collettività. Permettetemi di dire che non sono d’accordo. Nella gestione delle risorse pubbliche, occorre coniugare la celerità dell’azione amministrativa con il rispetto della legge e dei principi di economicità ed efficienza”.
La “paura della firma”
“Chiunque sia preposto a una pubblica funzione non può non rispondere del proprio operato, soprattutto nei casi di colpa grave, in quanto la creazione di aree di impunità andrebbe a detrimento della collettività che, da un lato, sostiene l’onere della retribuzione del pubblico funzionario e, dall’altro, in caso di danni da quest’ultimo provocati, dovrebbe accollarsi anche l’onere di sopportarne il costo. La “paura della firma” si deve combattere con la semplificazione del sistema normativo, con il reclutamento di funzionari preparati, assunti per concorso, con la continua formazione e con l’aggiornamento del personale in servizio e infine sarà impopolare ma lo dico lo stesso con incentivi, per i meritevoli, e disincentivi, per i non meritevoli, attribuiti sulla base di una trasparente valutazione di merito”.
“Assicurare la rapidità dell’azione amministrativa”
“Per favorire la ripresa economica del Paese, occorre assicurare la rapidità dell’azione amministrativa che, però, non può prescindere da un adeguato ed efficace sistema di controllo, anche giurisdizionale, pena un non efficace impiego delle risorse disponibili e lo sviamento delle stesse dalle loro finalità pubbliche, il che andrebbe principalmente a detrimento delle fasce più deboli della popolazione”. Secondo Lo Presti, infine, “il denaro pubblico, che proviene, da sacrifici imposti al contribuente deve servire per assicurare i migliori servizi possibili alla collettività, – ha aggiunto il presidente – particolarmente ai più deboli, e deve essere amministrato con la massima oculatezza e con la diligenza del buon pater familias che, per secoli, a partire dal diritto romano, ha costituito il principale parametro per la valutazione di ogni attività economica e di gestione”.
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