Tensione e scontri non solo verbali all’ingresso di via Notarbartolo nel giorno del XXXI anniversario della strage Falcone. La contromanifestazione partita dall’Università si infrange contro il cordone di polizia che aveva il preciso incarico di non farla arrivare sotto l’albero Falcone.
Il minuto di silenzio rovinato
Il contatto è inevitabile e la protesta anche. La polizia evita in tutti i modi l’uso dei manganelli. Qualcuno alla spicciolata, abbassando le bandiere, riesce a passare per raggiungere il palco, sia pure senza contestare. La tensione è palpabile e arriva anche alla manifestazione ufficiale. Le urla si sentono e ‘rovinano’ l’atmosfera del minuto di silenzio. La contestazione, di fatto, sia pura a distanza riesce. I manifestanti riescono ad accedere in via Notarbartolo e alcuni a raggiungere l’angolo con via Piersanti Mattarella, non distante dall’albero Falcone.
Due poliziotti e un Carabiniere ricorrono alle cure mediche
Nel parapiglia due poliziotti e un carabinier sono costretti a ricorrere alle cure mediche. Si rende necessario l’intervento del 118. Tutti e tre sono stati medicati sul posto per echimosi e contusioni
Gli slogan della contromanifestazione
“Fuori la mafia dallo Stato“: un coro ricorrente durante il controcorteo organizzato dalle associazioni civiche e dai comitati studenteschi di diversi istituti, che ha sfilato per le strade del centro di Palermo. Una lunga scia umana, composta da centinaia di persone, che si è radunata presso la facoltà di Giurisprudenza intorno alle 15.30, per poi procedere su via Maqueda, via Ruggero Settimo e via Libertà. Corteo che si è fermato al Giardino Inglese, nonostante la volontà degli organizzatori fosse quella di raggiungere l’albero Falcone. Fatto sul quale è intervenuta la Questura, restringendo l’accesso all’area di via Notarbartolo soltanto al corteo coordinato dalla fondazione Falcone.
E non sono mancate le polemiche a distanza proprio contro la fondazione Falcone, accusata dai manifestanti di far partecipare alle celebrazioni solo “gente su invito”. Fatto rimarcato da Gabriele Rizzo, componente del gruppo “Officina del Popolo”.
Ei manifestanti spiegano il loro punto di vista: “E’ un corteo nato dalle situazioni vissute durante le celebrazioni precedenti del 23 maggio. La realtà che rappresento è stata cacciata dagli organizzatori. Siamo qui per avere verità e giustizia, per dire che l’antimafia istituzionale non ci rappresenta e che, come antimafia sociale, lavoriamo contro la ricattabilità che tutti i giorni viviamo su questo territorio“.
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