Un audio WhatsApp in cui appare sereno, poche ore prima della morte che per gli inquirenti è senza dubbio un suicidio. Il giallo sull’imprenditore Angelo Onorato, trovato morto nella sua automobile, nella bretella sottostante il raccordo autostradale della Palermo-Trapani, è ancora lontano dalla risoluzione e come scrive Giorgio Mannino sul Giornale di Sicilia, la famiglia vuole sapere cosa avrebbe spinto Onorato a togliersi la vita. “Dobbiamo capire – spiega l’avvocato della famiglia, Vincenzo Lo Re – se si sia trattato di istigazione al suicidio. Dai file che la Procura sta esaminando, cerchiamo proprio di provare a sapere chi e se qualcuno lo stesse ricattando e, in qualche modo, lo abbia indotto a commettere il gesto. La Procura – aggiunge il legale – sta lavorando molto bene e abbiamo fiducia negli investigatori”.

Il mistero sulle motivazioni

La pista dell’omicidio sembra essersi affievolita, come spiega anche il medico legale e consulente di parte, Nuccia Albano: “Dopo i primi esami autoptici – dice – i dubbi si sono diradati, aspettiamo i risultati tossicologici che saranno sicuramente importanti ma sul gesto non ci sono dubbi. Bisogna capire le ragioni di quanto accaduto. La ragione di quanto accaduto serve alla famiglia affinché finisca questo tormento logorante. Ho conosciuto Onorato in molte iniziative politiche, una persona perbene e serena. È difficile comprendere le motivazioni”.

I file cancellati

Intanto è stata completata l’estrazione di tutti i dialoghi e i contatti contenuti nei due telefoni e nel computer di Onorato. La famiglia ha già presentato istanza alla Procura per avere accesso alle informazioni raccolte: migliaia di messaggi, mail e chat trascritte dagli informatici. Un lavoro mirato soprattutto al recupero di file audio o video, mail e chat che si ipotizza siano stati cancellati dagli apparecchi, così come era trapelato nel corso delle indagini. Le verifiche tecniche hanno come obiettivo proprio quello di capire cosa effettivamente sarebbe stato rimosso e da chi. Gli investigatori, nelle prime battute dell’inchiesta, avevano già lasciato trapelare che ci sarebbero state tracce di file cancellati, alcuni anche poche ore prima della morte.