“La notizia con cui Rfi ha intimato a Tecnis di rescindere il contratto d’appalto dell’anello ferroviario di Palermo ci lascia molto perplessi e ci preoccupa fortemente – dichiarano in una nota unitaria Piero Ceraulo, segretario generale Fillea Cgil Palermo, Paolo D’Anca, segretario generale Filca Cisl Palermo Trapani e Francesco De Martino, segretario generale Feneal Uil Palermo – Da quando il ministero dello Sviluppo economico ha sospeso le procedure di vendita messe in atto dal commissario straordinario Ruperto, tutti i cantieri in cui era impegnata Tecnis a livello nazionale hanno subito di fatto un fermo vero e proprio, sospendendo le lavorazioni e lasciando i lavoratori a casa in cassa integrazione”.
“Più volte -aggiungono i sindacati degli edili di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil – avevamo sollecitato al Mise di accelerare tale procedura, considerati i rischi, anche attraverso le segreterie di Filca Feneal e Fillea nazionali, che più volte hanno sottolineato le necessità di definire tale procedura. Nonostante questo, da parte del governo abbiamo solamente registrato la nomina di altri due commissari, che avrebbero dovuto accelerare la procedura di vendita. Ma questo non è accaduto. In più – aggiungono Feneal, Filca e Fillea – a una vicenda già di per sé complessa si sono aggiunte le dichiarazioni del Comune di Palermo, anche se tardive, che chiede di gestire l’opera attraverso la nomina del sindaco Orlando a commissario, e quelle dell’assessore regionale alle infrastrutture Falcone, il quale avallerebbe l’ipotesi di una rescissione, qualora Tecnis non dovesse dare un segnale concreto di ripresa”.
Per Fillea Filca e Feneal provinciali , entrambe le posizioni sembrano una mossa da parte politica non finalizzata a una vera e propria risoluzione dei problemi. “Da un lato la nomina del sindaco a commissario dell’opera, per effetto del decreto sblocca-cantieri, non pensiamo possa essere condivisa dal governo, anche perché il commissariamento di Tecnis era finalizzato alla vendita di tutto il complesso aziendale, per poi incassare somme tali da poter pagare i lavoratori e fornitori. Il Comune, mesi e mesi fa, avrebbe al massimo potuto manifestare interesse nell’acquisizione di un ramo d’azienda, e quindi del cantiere dell’anello, provando a convincere Ruperto che questa poteva essere una soluzione. Dall’altro lato, la rescissione sarebbe l’ipotesi peggiore, perché riappaltare un’opera del genere richiederebbe ulteriori anni di lungaggini burocratiche. Di conseguenza la città rimarrebbe sventrata, con le aree di cantiere abbandonate. E il disagio che cittadini e commercianti hanno vissuto in questi anni non sarebbe servito a nulla”.
“Rimaniamo convinti – concludono i tre segretari- che la vendita di tutto il complesso aziendale e il subentro di una nuova società sarebbe la soluzione auspicabile. Ma una seconda ipotesi, di concerto con il Mise, i commissari e il Comune a fare da garante, potrebbe essere quella di vendere solamente il cantiere dell’anello a una cordata di imprenditori locali, con competenze e caratteristiche idonee per l’esecuzione dell’opera, dando garanzie sull’occupazione in modo da far ripartire sul serio un opera troppo importante per la città di Palermo”.
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