La Sicilia resta ancora senza governo della Regione. L’accordo parziale fra le forze della nuova maggioranza è precario e ancora una volta non sembra che si riesca a chiudere sui 12 nomi per comporre la giunta.
Servirà ancora qualche altro giorno per giungere ad una composizione forse addirittura parziale. Il
presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, sta lavorando alla definizione della squadra. Dal suo entourage
fanno notare che, del resto, il governatore si è insediato appena sette giorni fa.
Il presidente nello Musumeci ieri è volato a Milano per partecipare agli stati generali della Lotta alla mafia. Li ha parlato di impresentabili poi si è spostato per il primo incontro ufficiale con il Presidente Sergio Mattarella. Non bisogna dimenticare che starebbe preparando la nomina della nipote a segretario generale della Regione. Oggi si trova a Ragusa. Ogni trattativa è, dunque, rinviata alla sera o forse addirittura a domani.
In questo week-end, dunque, Musumeci proseguirà le sue valutazioni e i colloqui con gli alleati, il quadro sarà più chiaro all’inizio della prossima settimana.
Alcune certezze sembrano esserci già anche se il condizionale è d’obbligo visto che le certezze dei giorni scorsi si sono rivelate non proprio infondate ma non così certe.
Della squadra, comunque, faranno parte Gaetano Armao, che avrà la delega all’Economia, l’ex rettore di Palermo Roberto Lagalla che andrà all’Istruzione e il capogruppo uscente di Cantiere Popolare Toto Cordaro per il quale adesso si parla di delega al terriotorio o alle Attività Produttive. Molto gettonati i nomi di Marco Falcone e Bernardette Grasso per Forza Italia e quello di Mimmo Turano in quota Udc.
Per il resto solo voci più o meno attendibili, come la novità del docente universitario Paolo Inglese, uscita ieri ma non troppo accreditata, o l’altra voce sull’ex forzista Giorgio Assenza ora in ‘Diventerà bellissima’ che però significherebbe un sacrificio per i fedelissimi di Musumeci in persona. Non ancora certo il secondo nome Udc, potrebbe trattarsi di Margherita La Rocca Ruvolo, mentre un po’ più gettonato Sandro Pappalardo per FdI.
A questo gruppo da dieci nomi andrebbero, in teoria, aggiunti i nomi di Vittorio Sgarbi per i Beni Culturali e Ruggero Razza per la sanità entrambi dati per certi ma sul primo le voci rallentano. La Spiegazione potrebbe essere la scelta di affidargli la Fondazione Federico II.
Musumeci continua, comunque, a spingere per fare presto ma gli alleati non sembrano avere fretta e i nomi continuano ad essere molto ballerini. Il tema resta quello dell’insediamento dell’Ars che soprattutto Forza Italia vorrebbe aspettare. Un insediamento che nel frattempo potrebbe slittare al 14 dicembre (era previsto l’11). Così compare la soluzione mediana, Fra lunedì e mercoledì Musumeci potrebbe annunciare una giunta parziale solo con 8 assessori designati tenendo per se altre 4 deleghe da assegnare dopo che saranno fatti i giochi per l’Ars.
Ma anche in questo caso le cose non sono semplici. La Presidenza la vuole Gianfranco Miccichè e questa è cosa nota. Educazione istituzionale vorrebbe che una vice presidenza andasse all’opposizione e l’altra alla maggioranza ma già i 5 stelle hanno chiesto, invece, di avere la Presidenza. Una richiesta che certamente non potrà essere soddisfatta e alla quale, invece, la maggioranza risponde con trattative anche per i ruoli di deputati questori e segretari e le presidenze delle commissioni più importanti. La affari istituzionali e la bilancio.
Nell’opposizione, invece, è battaglia per la vice presidenza vicaria con il Pd che la rivendica per se ma che ha rinviato la direzione sul tema a dopo la Leopolda. Politicamente spetterebbe a Luca Sammartino, il più votato in assoluto, ma Giuseppe Lupo che ha già ricoperto quel ruolo potrebbe chiederla per se. Ci sono poi gli alleati di Sicilia Futura, unica lista ad aver superato lo sbarramento oltre al Pd, che chiedono spazio. Poi tutti i big ovvero assessori uscenti che hanno macinato voti che ciedono spazio: Antonello Cracolici, Anthony Barbagallo, Baldo Gucciardi. Insomma di carne al fuoco non ne manca