Domenico Bonanno, capogruppo DC in Consiglio comunale a Palermo, esprime preoccupazione per l’intenzione dell’amministrazione, annunciata dall’Assessore Alaimo, di nominare un amministratore unico per l’AMAP. Bonanno sottolinea l’incoerenza di questa scelta considerando la complessità gestionale dell’azienda, che serve oltre un milione di utenti in 53 comuni e gestisce un piano industriale di 370 milioni di euro, con le difficoltà legate alla crisi idrica e ai progetti PNRR. “Abbiamo appreso dall’intervento in consiglio comunale dell’Assessore alle Partecipate, Brigida Alaimo, l’intenzione dell’amministrazione comunale di voler procedere con la nomina di un amministratore unico per l’Amap, scelta della quale fino ad oggi non eravamo a conoscenza e che, auspico, rappresentanti la legittima preferenza dell’assessore e non la volontà del Sindaco e di tutta la coalizione”. Lo dice Domenico Bonanno, capogruppo DC in Consiglio comunale a Palermo.

Incoerenza con la complessità gestionale di AMAP

“In una società d’ambito con 53 comuni soci – continua – e oltre un milione di utenti serviti, con un Piano Industriale che prevede investimenti per 370 milioni di euro e importanti criticità legate alla crisi idrica e alla ricerca di Enti di credito finanziatori per garantire il rispetto delle scadenze dei progetti PNRR, questa paventata scelta appare incoerente con la crescente difficoltà gestionale della più grande società partecipata del comune di Palermo”.

Contrasto con il modello di governance delle altre partecipate

“Scelta che andrebbe in contrasto con la precedente decisione dell’amministrazione di dotarsi per tutte le altre società partecipate, meno complesse e di dimensioni nettamente più ridotte, di un Consiglio d’Amministrazione quale modello di governance”.

Preferenza per la collegialità di un CdA

“In considerazione delle caratteristiche della società e dell’ampiezza della eterogenea compagine sociale, come forza politica abbiamo sommessamente suggerito che si preferisca, a parità di spesa, la collegialità di un cda all’uomo solo al comando, che temo possa soltanto soddisfare l’interesse di qualche soggetto politico e non le reali esigenze della società, dei comuni coinvolti e dei cittadini”.

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