le scritte sui muri

Strage di Altavilla, le immagini della scena del crimine tra disegni e scritte religiose

Emergono dettagli inquietanti dopo l’agghiacciante vicenda avvenuta lo scorso febbraio, all’interno di una villetta di Altavilla Milicia, in provincia di Palermo. Antonella Salamone e i suoi due figli, Kevin ed Emanuel, sono stati torturati e uccisi in quello che è stato ribattezzato il “rituale di purificazione dal demonio“. Ad agire, oltre al padre e marito Giovanni Barreca, anche la primogenita della donna e una coppia, Sabrina Fina e Massimo Carandente, che gli inquirenti hanno definito “diabolici”.

La cameretta della ragazza: le scritte

A distanza di mesi emergono nuovi inquietanti dettagli su quanto accaduto tra quelle mura, grazie alle immagini della scena del crimine contenute in un hard disk da 8 terabyte. Come riporta La Repubblica, tra queste, le foto dei muri della cameretta di Miriam dove convivono simboli religiosi e disegni adolescenziali. Accanto a Minou, protagonista del cartone animato “Gli Aristogatti”, campeggia un passo della Bibbia in cui si legge: “Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me”. Poco più in là, pennelli per il make up e l’orologio con la scritta “Il tempo di Dio”.

La confessione della figlia

Un contrasto che sembra rispecchiare quello interiore della giovane, divisa tra misticismo e spensieratezza adolescenziale. Ed è proprio lei, con le sue agghiaccianti parole, a fornire nuovi particolari su quanto accaduto in quella notte di violenza. “Sì, confermo le torture di cui ho prima parlato, ma io non so di fatto come è morta mia madre” ha raccontato la ragazza, che insieme al padre e alla coppia ha confessato le proprie responsabilità.

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La ricostruzione degli orrori

Stando alla sua versione e alla perizia del medico legale, la prima a morire sarebbe stata Antonella Salamone, presumibilmente per i calci e le percosse subite. Il suo corpo, anziché essere fatto a pezzi, sarebbe stato gettato in una buca scavata nel terreno, cosparso di benzina e dato alle fiamme. Un rogo durato ore. In seguito, le torture si sarebbero spostate sui figli, prima il piccolo Emanuel e poi Kevin. Mentre Sabrina Fina, armata di padella, si accaniva sulla madre, gli altri prendevano ordini da Massimo Carandente e Giovanni Barreca. Lo conferma la stessa figlia della vittima agli inquirenti: “Lei (Sabrina Fina) si occupava della mamma”.

Le indagini in corso e la perizia psichiatrica

Per il momento l’unica verità processuale è quella emersa dall’autopsia sulle tre vittime. Giovanni Barreca e sua figlia, invece, continuano a ribadire la loro versione, sostenendo di aver agito per “scacciare il demonio“. La perizia psichiatrica, secondo il loro avvocato Giancarlo Barracato, dimostrerebbe che i due soffrono di “un delirio mistico florido“. Una condizione mentale che potrebbe presto diventare elemento centrale nel processo.

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