“Vogliamo lavorare, basta promesse”: questo è il messaggio prevalente dei lavoratori Almaviva, di cui una delegazione ha scioperato questa mattina davanti alla Prefettura di Palermo. Sit-in che si è svolto in contemporanea anche a Catania, più precisamente in via Etnea, mirato alla risoluzione della vertenza che riguarda il futuro di centinaia di dipendenti. Il servizio è stato sospeso e i lavoratori sono in cassa integrazione e con forti dubbi per il proprio futuro professionale. Ad oggi infatti, il tavolo ministeriale aperto a Roma non ha dato le risposte sperate sui dipendenti che hanno lavorato, durante la pandemia, al servizio call center 1500.
Lavoratori che si trovano a vivere un paradosso, come raccontato da Fabiola Sardo, dipendente Almaviva Contact. “La verità è che noi provenivamo da un servizio telefonico gestito telefonico. Alcuni di noi sono stati prelevati da quel servizio e trasportati al call center del numero 1500. I nostri colleghi che sono rimasti dove erano, oggi lavorano a tempo indeterminato su altra azienda, mentre noi siamo rimasti incastrati. Alcuni di noi avevano ricevuto un trasferimento e hanno potuto far ritorno alle vecchie mansioni. Anche loro, oggi, lavorano con un contratto a tempo indeterminato. Noi siamo rimasti gli unici a restare a casa”.
“Chiediamo che si dia un’accelerata al tavolo ministeriale – dichiara un’altra lavoratrice Almaviva presente al sit-in -. Noi vogliamo un lavoro. Non ci interessa stare in cassa integrazione, non ci interessano la Naspi o il reddito di cittadinanza. Chiediamo soltanto di avere un lavoro dignitoso. Abbiamo mutui da pagare e famiglie da mantenere. Non chiediamo altro”.
Parole che incontrano, logicamente, la condivisione delle sigle sindacali, le quali lamentano un’eccessiva stasi sul fronte delle interlocuzioni con il ministro. “La vertenza Almaviva è in perenne stallo, nonostante le rassicurazioni avute dal ministro Urso due settimane fà – dichiara Tania D’Agostino, segretario Organizzativo Fistel Cisl Sicilia -. Attendevamo un decreto ad hov per prorogare la commessa del numero 1500 fino a dicembre 2023. Ad oggi però non abbiamo ricevuto riscontro. Stiamo manifestando in Prefettura per chiedere un’accelerazione per la riapertura del tavolo ministeriale. Ci sono 600 lavoratori che attendono di capire il loro destino. Anche perchè, abbiamo un ammortizzatore sociale fino a luglio. Sicuramente però questa non è una soluzione, non è un modo di generare occupazione per queste famiglie. Non si può vivere di cassa integrazione. Bisogna dare un futuro alle nostre famiglie”.
Dello stesso avviso anche Rosi Contorno, rappresentante della segreteria UilCom Uil. “Vogliamo che gli impegni presi diventino concreti. Consideriamo che i lavoratori Almaviva sono in cassa integrazione a zero ore da oltre due mesi. Serve di riavviare immediatamente il tavolo ministeriale che porti ad una soluzione vera anche una collaborazione delle istituzioni locali, che hanno fatto nelle scorse settimane diverse dichiarazioni importanti in tal senso”.