La vertenza Almaviva e il rilancio dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese saranno al centro dell’incontro che il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, e l’assessore alle Attività produttive, Edy Tamajo, avranno domani (martedì 7 marzo) a Roma con il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, nella sede del Ministero competente, il Mimit.
“Nelle settimane scorse – sottolinea Schifani – non sono mancati vertici e interlocuzioni rispetto alle due tematiche che hanno visto protagonisti la Regione, il ministro Urso e i sindacati. Sono convinto che, attraverso l’attenzione del governo nazionale, le due tematiche possano avere un esito positivo per il bene dei lavoratori e della Sicilia”.
“Riguardo il territorio di Termini Imerese e la riapertura dello stabilimento ex Blutec – aggiunge Tamajo – qualsiasi iniziativa, tuttavia, per diventare concreta e tradursi in una manifestazione d’interesse, necessità dell’intervento dei commissari che attualmente gestiscono l’area tramite la pubblicazione di un apposito bando. Viste le potenzialità dello stabilimento e del territorio su cui ricade, in effetti, le soluzioni potrebbero essere molte e il rilancio sostanzialmente a portata di mano”.
Intanto questa mattina sono tornati a protestare i lavoratori e le lavoratrici di Almaviva Contact. Una rappresentanza dei dipendenti del capoluogo siciliano e di quelli operanti nella struttura di Catania, si sono radunati questa mattina, intorno alle 10, sotto la sede della presidenza della Regione Siciliana in piazza Indipendenza, a Palermo.
Una manifestazione distinta da quella convocata dai sindacati per la giornata di domani. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al destino dei 500 lavoratori che hanno operato, durante la pandemia, nel servizio front office del numero verde 1500. Dipendenti distribuiti sulle cinque sedi italiane (Milano, Palermo, Rende, Catania e Napoli), al momento in cassa integrazione e con forti dubbi per il proprio futuro professionale. Ad oggi infatti, il tavolo ministeriale aperto a Roma non ha dato le risposte sperate.
La paura espressa dai dipendenti è quella di rimanere senza una commessa di riferimento. “Siamo stati definiti gli angeli del 1500 – recita il volantino distribuito dai manifestanti -. Abbiamo fatto il nostro dovere del momento del bisogno, ora ci hanno tolto le ali e la dignità. Noi non molliamo, tutti si dovranno prendere le proprie responsabilità”.
Concetto ribadito dagli stessi lavoratori che, ai nostri microfoni, hanno espresso tutte le loro preoccupazioni. “C’è un immobilismo da parte delle istituzioni. Ci sentiamo abbandonati. La Regione Siciliana, il Ministero e l’azienda non hanno fatto passi in avanti. Siamo tutti in cassa integrazione, per uno stipendio minimo che si aggira intorno ai cinquecento euro. C’è in ballo il futuro di 500 famiglie. Abbiamo perso la clausola sociale per una politica scellerata dell’azienda. Chiediamo aiuto. Siamo stati gli eroi della pandemia, ora veniamo buttati via”.
Non manca qualche frecciata anche al mondo dei sindacati. Non tutti hanno infatti compreso il motivo che ha portato le sigle dei lavoratori ad indire uno sciopero a 24 ore di distanza da quello dei dipendenti. ” Noi abbiamo deciso di proclamare questo sciopero da soli. Abbiamo avuto un momento di scoramento. Ci siamo sentiti messi da parte da sindacati. Sicuramente lavorano sotto traccia, ma c’era bisogno di darsi una mossa, di fare parlare di noi e della nostra situazione. Abbiamo appreso con piacere la convocazione della protesta, da parte loro, per domani. E infatti noi parteciperemo con piacere anche a quella”.