Non è la prima volta che la FABI, la prima sigla sindacale del Settore bancario, lancia l’allarme sulle truffe informatiche ai danni dei clienti delle banche perché il fenomeno è ormai dilagante. E ad avvalorare queste preoccupazioni ci sono i dati diffusi dalla Polizia Postale, relativi al 2021, che attestano un preoccupante aumento del fenomeno criminoso, certificato anche dai rapporti dell’Arbitro Bancario Finanziario.
I dati della Polizia Postale
Secondo la Polizia Postale in merito ai fenomeni di phishing, smishing e vishing – tecniche utilizzate per carpire illecitamente dati personali e bancari – si rileva un aumento del 27% dei casi trattati per un totale di oltre 18.000 reati di furto di credenziali per accesso ai sistemi di home banking, di numeri di carte di credito, di chiavi private di wallet di cryptovalute con 781 persone denunciate.
Sempre più sofisticati strumenti di frode
“Purtroppo nonostante le campagne di prevenzione e i suggerimenti diffusi da Polizia Postale, Banche, ABI, istituzioni finanziarie e dal Sindacato, continuano a susseguirsi episodi di truffe ai danni dei correntisti e dei clienti – afferma Gabriele Urzì Segretario Provinciale FABI Palermo e Responsabile salute e Sicurezza FABI Palermo. Nonostante l’affinamento dei sistemi di sicurezza delle Banche sulle operazioni online e sull’uso degli strumenti digitali (che hanno avuto un aumento esponenziale dall’inizio della pandemia) l’anello debole della catena resta sempre l’utente finale che, attraverso sempre più sofisticati strumenti di frode, veri e propri capolavori di ingegneria informatica criminale, viene indotto soprattutto con mail e sms (phishing), spesso seguiti da una telefonata che avvalora la truffa, a compiere azioni che permettono ai malintenzionati di realizzare l’illecito”.
Come avviene la truffa
“Sempre più frequentemente – continua Urzì – i clienti vengono raggiunti da mail che riproducono fedelmente i siti e gli “ambienti informatici” della loro banca online e, i piu’ sprovveduti o i meno attenti (per scarsa dimestichezza, scolarizzazione o semplicemente per età avanzata che non sono certo una colpa) ci cascano e spesso, cosa che non va mai fatta, inseriscono le loro credenziali di accesso. Altre volte i messaggi contengono un malware che si impossessa di dati riservati del computer o del cellulare.
Stesso copione avviene con sms o messaggi whatsapp fasulli (smishing), con i quali i truffatori fanno credere ai destinatari che è stata individuata una possibile frode e lo inducono a mettere in atto azioni che permettono ai malintenzionati di perfezionare la truffa. Spesso tali iniziative criminose sono seguite dallo phishing vocale (vishing) quindi con una telefonata dove un criminale, con voce quasi sempre convincente e professionale, convince la vittima a comunicare i codici di accesso della banca online e la frittata è fatta.”
Il decalogo di regole per prevenire le truffe informatiche
E la FABI ha elaborato un “decalogo” di misure per prevenire le truffe informatiche. “E’ bene sapere che le informazioni e gli strumenti con cui accediamo ai servizi della banca sono strettamente personali e vanno custoditi con cura e che la banca ma non ci chiederà mai di fornirle direttamente i nostri codici di accesso ai servizi quando ci contatta”, continua Urzì.
Fabi ha dunque elaborato un decalogo di regole da seguire attentamente per evitare brutte sorprese:
Controllare regolarmente e frequentemente gli estratti conto dei nostri rapporti bancari; tenere sempre a portata di mano il numero verde del call center e dell’assistenza della propria Banca; avvalersi dei servizi di “notifica movimenti” offerti dalle banche in modo da essere “avvisati” ogni volta che effettuiamo operazioni online o usiamo il bancomat e la carta di credito tramite SMS; installare antivirus e antispyware sui dispositivi che utilizziamo per accedere al Mobile o Internet Banking; scansionare con un buon antivirus i dispositivi che utilizziamo per gli accessi; modificare frequentemente le password di accesso al servizio di internet banking; non rendere pubbliche, sui social network, le informazioni più “sensibili” che ci riguardano; non rendere pubblici indirizzi, password o codici; valutare con attenzione le richieste di dati personali da parte di chi non conosciamo; tenere costantemente aggiornate le informazioni personali comunicate alla banca.
Insomma, occhi aperti.
Il problema della chiusura degli sportelli bancari
“Non sfugge a nessuno – conclude Urzì – che i fenomeni di cui sopra sono correlati anche alla progressiva desertificazione bancaria dovuta alla indiscriminata chiusura degli sportelli che costringe sempre più persone, non adeguatamente preparate, ad utilizzare strumenti digitali sempre più sofisticati ma, purtroppo, non alla portata e sotto controllo di tutti. Ma alle Banche questo sembra non interessare”.
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