Trappole per cinghiali e controllori della popolazione animale ovvero personale formato appositamente per abbattere i cinghiali secondo precise regole che nulla hanno a che vedere con la caccia. E ancora tre linee telefoniche per la segnalazione de parte dei cittadini e la nascita di una filiera delle carni come occasione di sviluppo per trasformare un problema in opportunità. E’ il piano di contenimento dei cinghiali e dei daini nel Parco delle Madonie dopo l’allarme cinghiali esploso in tutta in tutta Italia e anche in Sicilia dove sono sempre di più gli episodi che vedono coinvolti questi animali la cui popolazione è in costante crescita. Gli anni della pandemia hanno aiutato l’espansione e la popolazione di suidi (che riguarda l’intera famiglia animale della quale fanno parte i cinghiali) in molte aree del paese è fuori controllo. L’ultimo episodi di cronaca ci racconta di turisti in tenda accerchiati dai cinghiali nell’area della Riserva dello Zingaro e tratti in salvo dal soccorso alpino ma sono numerosi i casi di contatto fra umani e animali nei quali si è rischiato molto.

Ora tocca all’Ente Parco delle Madonie mettere in campo azioni di contenimento della specie che, per il parco, riguarderà anche la popolazione dei daini che rischia di crescere a dismisura anche quella.

Come contenere in sicurezza la situazione è la domanda principe che abbiamo posto al Commissario dell’Ente Parco delle Madonie Totò Caltagirone che racconta a BlogSicilia l’intero piano

“Preciso, fin da subito, che l’Ente Parco delle Madonie ha adottato, per primo in Sicilia, i cosiddetti Piani di Gestione sia per il controllo della popolazione dei suidi, che dei daini,  approvati dalla Regione Siciliana e dalle competenti autorità come ad esempio l’ISPRA.  Dal 2010, malgrado le difficoltà riferite al controllo numerico delle popolazioni faunistiche e, al periodo pandemico Covid19, ha messo in atto, tutti gli interventi possibili previsti dalle vigenti norme nazionali e regionali”.

Cosa prevedono i piani di contenimento

“I Piani prevedono metodi di contenimento e controllo dei cinghiali e dei daini, sia con la cattura mediante chiusini (gabbie) che con l’abbattimento dei capi da parte di sele-controllori appositamente formati.  Abbiamo chiaro che il territorio madonita vive un momento di difficoltà per la presenza massiccia della fauna selvatica, tuttavia dobbiamo pensare in primis alla “sicurezza” nei confronti delle persone per garantirne l’incolumità fisica e per limitare i danni ad habitat naturali e ad attività agro-silvo-pastorali. Per cui, il controllo e, quindi, la riduzione della popolazione dei suidi e dei daini, avviene in deroga alle norme in materia di fauna selvatica e, a differenza dell’attività venatoria, costituisce uno strumento  gestionale pubblico al quale si può ricorrere, in via eccezionale ed in caso di necessità. E, nel nostro caso, è evidente lo stato di necessità.  La seconda fase prevede, la destinazione dei capi abbattuti e l’utilizzo delle carni”.

Utilizzo e destinazione dei capi abbattuti

“La gestione, l’utilizzo e lo smaltimento dei capi derivanti dagli interventi gestionali, devono essere fatti nel rispetto degli obblighi normativi in materia sanitaria ed ambientale, per evitare la diffusione di patologie a carattere diffusivo o epidemico. Fatte queste dovute considerazioni, il Parco, sulla base di esperienze positive già consolidate in altre Regioni italiane, in tale settore, e grazie al Piano, sta mettendo in campo una serie di azioni e tra queste: l’invio dei capi catturati ai carnai, ai mattatoi e/o centri autorizzati alla lavorazione della selvaggina; la stipula di convenzioni per promuovere o approvare programmi per l’immissione sul mercato dei capi sia abbattuti che catturati; la  formazione  nel proprio territorio di strutture e aziende che abbiano come scopo, la valorizzazione economica e la trasformazione delle carni provenienti da tale attività”.

Una grande cella frigorifera per gli animali abbattuti

“Il Parco delle Madonie ha ricevuto un finanziamento, da parte dell’Assessorato Regionale del Territorio ed Ambiente, di centomila euro per l’acquisto di celle frigorifere che possono essere utilizzate anche dai comuni del Parco. Inoltre i piani prevedono l’acquisto di una grande cella frigorifera nonché di un mezzo refrigerato per il trasporto delle carni e mezzi idonei al trasporto anche in zone impervie.  Abbiamo già sottoscritto un contratto, che partirà da domani (1 settembre 2023), per la concessione in uso a titolo oneroso, di locali idonei al parcheggio dei nuovi mezzi, al posizionamento della grande cella frigorifera per la conservazione delle carni degli animali abbattuti, e, questo, ritengo sia un passo propedeutico, molto importante oltre che necessario, per avviare la seconda fase”.

L’abbattimento dei cinghiali diventa ‘filiera delle carni’

“Il Parco, intende promuovere una filiera che preveda l’utilizzo delle carni anche per il consumo umano,  una volta abbattuti i capi dichiarati idonei dal punto di vista sanitario. L’idea, è quella di un progetto di filiera alimentare che può essere definita “eco-compatibile”, derivando dai principi istitutivi del Parco, i cui obiettivi principali mirano, alla conservazione e alla valorizzazione delle risorse naturalistiche del territorio.
Il consumo di tali carni, da sempre appartenenti alla tradizione culinaria delle aree rurali, ha registrato una sempre più crescente domanda.
La carne proveniente da questi animali sta assumendo infatti un’importanza sempre maggiore, non solo come piatto tipico delle zone montane, ma anche come alimento da consumare in ogni occasione durante tutto l’anno”.

Una opportunità di sviluppo

“Certamente questa filiera può rappresentare un’opportunità di sviluppo ed una spinta all’occupazione per il territorio del Parco. Ci saranno maggiori controlli, utili a certificare un consumo regolare e questo, permetterà anche di salvaguardare gli allevatori dalle conseguenze economiche e dalle restrizioni commerciali che potrebbero derivare dalla diffusione di “peste suina” tra gli animali”.

Un avviso pubblico

“A tal proposito, il Parco sta predisponendo un avviso pubblico per la creazione di una long list di operatori di attività commerciali locali – che avranno la priorità, se interessate, all’acquisizione di carne di suidi e daini derivanti dalle attività di controllo – quali: centri di lavorazione selvaggina, opifici, ristoranti, agriturismi, macellerie, ecc.. Le carni, ai sensi del Regolamento CE 29 aprile 2004 n. 853, possono essere destinate sia alla trasformazione che alla somministrazione diretta”.

Controlli e cessioni delle carni

“L’Ente Parco attiverà, congiuntamente con le autorità competenti, (Dipartimento Sviluppo Rurale, Corpo Forestale, Istituto Zooprofilattico e Servizio Sanità Veterinaria della Regione Siciliana) specifiche procedure che consentiranno di cedere le carni dei capi abbattuti nell’ambito degli interventi di controllo realizzati nel Parco.
I capi abbattuti dotati di sigillo indelebile indicante il numero progressivo verranno trasportati su mezzi idonei presso strutture definite dalle autorità sanitarie dove saranno sottoposti alle procedure sanitarie previste dalle norme. Quelli esitati idonei al consumo, in maniera prioritaria, potranno essere consegnati/ritirati ai/dai soggetti iscritti alla long list”.

Opportunità di entrata economica a ristoro

“Il soggetto aggiudicatario che entrerà in possesso di tali capi dovrà impegnarsi a riconoscere al Parco una quota economica.
I proventi derivanti dalla cessione dei capi saranno utilizzati dal Parco per implementare ed ottimizzare gli interventi di gestione e controllo dei suidi e dei daini ed essere potranno essere utilizzati anche per la prevenzione e gli eventuali indennizzi dei danni da essi causati”.

“Abbiamo attivato diversi contatti con alcune ditte, operanti nel settore, interessate allo smaltimento delle carni per uso alimentare. Questo ci consentirà di intensificare, in maniera incisiva, le operazioni di abbattimento o cattura”.

Tre linee telefoniche per la segnalazione

“Oltre alla normale attività ordinaria è stato intensificato il servizio a disposizione degli utenti con l’attivazione di tre linee telefoniche per le segnalazioni relative alla presenza di fauna selvatica in area di Parco per la relativa installazione delle gabbie per la cattura. E su precisa indicazione dell’assessore Regionale al Territorio ed Ambiente Elena Pagana, abbiamo aumentato le unità di personale che agiscono e si occupano della gestione della fauna selvatica”.

Il ruolo dei comuni del Parco delle Madonie

“Sono sicuro, conoscendone l’operatività, che i 15 sindaci dei comuni ricadenti in area di Parco, sapranno dare un forte contributo in termini di idee e di azioni per ottimizzare il lavoro già avviato. È l’impegno preso da tutti noi durante la specifica seduta del Consiglio del Parco del 28 luglio u. s., convocata per affrontare la problematica, in presenza dell’assessore regionale al Territorio ed Ambiente Elena Pagana, ancora una volta vicina, al territorio madonita. Ora che i sindaci conoscono i contenuti dei piani di abbattimento l’intento e, quindi il mio auspicio, è quello di unire le forze e restituire, prima possibile al territorio, agli agricoltori, agli allevatori e soprattutto ai cittadini, la giusta serenità ed in questo senso il mio impegno sarà massimo” conclude il commissario Caltagirone.

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