“A settembre costruiremo insieme ad altri un progetto politico nuovo con un gruppo ancora più forte e numeroso. E’ prematuro fare i nomi. Ma ancora una volta resterà deluso chi prevede la nostra fine”.
Il ministro dell’interno e leader di Ncd Angelino Alfano reagisce all’addio di Renato Schifani e rilancia per rispondere a chi dava per finita l’esperienza del Nuovo Centrodestra, lo stesso messaggio lo aveva mandato alcuni giorni fa parlando a BlogSicilia anche il sottosegretario (e fedelissimo di Alfano) Giuseppe Castiglione.
Lo fa con una intervista al Corriere della Sera, nella quale, però, non esclude un ritorno alla casa del padre, Berlusconi, ma solo se questi si separerà dall’ ‘estremista’ Salvini.
“Vogliamo cambiare il sistema elettorale – dice – eliminando il ballottaggio e passando dal premio di lista a quello di coalizione. In questa cornice faremmo valere i nostri programmi a cominciare da sicurezza, fisco, famiglia e Sud. Seguiamo una rotta molto chiara. C’è un referendum su una riforma che rivendichiamo fortemente come merito. Dopo potremo dire: missione compiuta, abbiamo dato al Paese stabilità, riforme e ripresa della crescita economica”.
E proprio il sistema elettorale rappresenta la sfida primaria per la sopravvivenza di una formazione come Ncd. se si votasse con il sistema così come è stato pensato attualmente Ncd, e non solo questa formazione, sparirebbe del tutto.
“Faremo un’assemblea del nuovo movimento politico dei liberali e moderati e ci daremo la nuova rotta – dice ancora Alfano al Corriere della Sera -. Inutile negare che i nostri programmi sono difficilmente compatibili con
l’estrema sinistra e l’estrema destra”.
A Berlusconi e a Forza Italia Alfano manda a dire che se vuole restare forza moderata e di centro deve guardare al Ppe, il partito popolare europeo dove Salvini non potrà mai entrare.
Ultimo grande nodo quello del referendum che rappresenta un punto cruciale di questa partita “Prenderemo delle decisioni sul senso da dare alla parte finale della legislatura e ne parleremo con il premier. Ma non condivido Renzi quando dice che tutto sopravvive o muore in ragione della riforma. Così si confonde una parte con il tutto. Sulla riforma costituzionale noi abbiamo fatto il nostro compito: il popolo potrà decidere su questa importantissima riforma. Ma non è il giudizio universale”.
E dunque il rapporto con Renzi al centro di oggi ma anche delle politiche di domani.