“L’Agorà di Brancaccio è una spina nel fianco delle istituzioni. Se entro un anno di tempo non ci danno risposte e non si parte con il progetto, riconsegneremo le chiavi del terreno che ci è stato affidato e togliamo al disturbo”. Non è rassegnazione ma rabbia quella che traspare dalle parole di Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro di Brancaccio, a Palermo.
La vicenda dell’Agorà “dimenticata” si potrebbe a giusto titolo iscrivere nella casistica dell’antimafia a parole: quando si deve passare ai fatti il tempo scorre e a chi combatte sulla linea di frontiera non arrivano risposte. Neanche dalla pubblica amministrazione. Da quattro anni il centro di Brancaccio attende il via libera per partire con la realizzazione dell’Agorà. Per realizzarla, la Onlus di Brancaccio Nostro ha a disposizione, in comodato d’uso gratuito, un terreno di circa 15 mila metri quadri. Il progetto esecutivo per la piazza – realizzato con i fondi del Centro Padre Nostro – è stato regalato al Comune di Palermo. Da allora silenzio. Anzi, una voce soltanto s’è alzata: quella del Santo Padre Francesco I che ha benedetto l’iniziativa.
Dal territorio, poi, arrivano segnali inquietanti. La mattina del 15 luglio – il giorno di Santa Rosalia (probabilmente una scelta non casuale) – delle persone si sono introdotte in quei terreni e hanno appiccato un incendio. La colonna di fumo si è alzata per decine di metri: un monito, un segnale inequivocabile di intimidazioni contro chi cerca di costruire reti sociali. Nel giorno dedicato alla Santuzza.
Prima che venisse consegnato al Centro Padre nostro – spiega Artale, “quel terreno era diventato una discarica pubblica, la gente veniva a smontare macchine e ciclomotori rubati. Siamo riusciti per un po’ di tempo a mantenere tutto sotto controllo, ma ora scavalcano di nuovo e vengono a fare danni”. In quel terreno, racconta Artale, arrivano gruppi di persone col loro bottino: “Portano qua i fili di rame che hanno rubato per scioglierli e poter poi rivendere quel prezioso materiale”.
Ad Artale sono giunte anche minacce: ” Un abitante di questa piazza aveva costruito qui abusivamente – ricorda il presidente del Centro Padre Nostro – ma a un certo punto s’è accorto della nostra presenza. In pratica abbiamo acceso i riflettori. Così, è venuto nel mio studio e mi ha minacciato. Mi ha detto; se mi buttano a terra la casa ti ammazzo e sei mi fai arrestare, appena esco ti ammazzo”.
Cosa vorrebbe realizzare di preciso in quel luogo il Centro Padre Nostro? ll sogno è un’Agorà nel cuore di Brancaccio a Palermo, una piazza pubblica che sia anche un tributo alla memoria del Beato Padre Pino Puglisi. ll progetto dell’Agorà del Centro Padre Nostro prevede degli spazi verdi, un anfiteatro, un caffè letterario e una piccola biblioteca. “A Brancaccio non esiste una piazza”, indica Artale. Creare uno spazio di aggregazione per la gente del luogo è quanto mai necessario per dire a tutto il mondo che quel quartiere da sempre assimilato alla mafia può cambiare, rimettersi in piede e costruire socialità e cultura. Resta un anno di tempo per capire se le istituzioni sosterranno il sogno di un’Agorà a Brancaccio o decideranno di voltarsi dall’altra parte.