La Confederazione Sindacati Penitenziaria (CON.SI.PE.) esprime la sua massima preoccupazione per i gravi eventi verificatisi presso il carcere Pagliarelli di Palermo. Già da ieri sera, i detenuti avevano annunciato proteste – a darne notizia è il presidente CON.SI.PE. Mimmo Nicotra – nella giornata di oggi, tre detenuti appartenenti al reparto di alta sicurezza, provenienti dalla Campania, hanno accerchiato un assistente capo in servizio, colpendolo con calci e pugni nel tentativo di sottrargli la chiave delle celle. Fortunatamente, il poliziotto è riuscito a dare l’allarme, ma ha riportato contusioni varie ed ematomi in tutto il corpo, con una prognosi di 5 giorni.
“Questi episodi di violenza – dicono dal sindacato – mettono in luce le gravi condizioni di lavoro del personale penitenziario e la necessità di interventi urgenti per garantire la sicurezza all’interno delle strutture carcerarie. La Confederazione Sindacati Penitenziaria chiede alle autorità competenti di adottare misure immediate per prevenire ulteriori episodi di violenza e migliorare le condizioni di lavoro degli agenti. Il 12 settembre saremo davanti al carcere di Pagliarelli a protestare contro le aggressioni ai Poliziotti Penitenziari”.
Avevano a disposizione cellulari nel carcere Ucciardone per poter telefonare, inviare e ricevere messaggi. A scoprirlo nei mesi scorsi era stata la polizia penitenziaria, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis (oggi a capo della Dda di Agrigento) e del sostituto procuratore Giorgia Spiri, che in queste settimane ha chiesto il processo per ben 30 detenuti, tra cui diversi palermitani. La prima udienza – dopo il decreto di citazione diretta a giudizio – è fissata per il 23 dicembre davanti alla quinta sezione del tribunale monocratico.
Gli imputati palermitani sono 6 e si tratta di Antonino Francesco La Mattina, Pasquale Falco, Rosalia Martina Daricca, Roberto Lo Coco Cipollina, Vito Santini ed Enrico Barone. Sono 9 invece quelli originari di Catania e provincia: Antonio Nigito, Roberto Caponetto, Salvatore Franceschini, Angelo Nicolosi, Maurizio Vaccalluzzo, Massimiliano Scalia, Andrea Musumeci, Cristian Pagano (Acireale) e Ignazio Sicurello (Paternò).
Nell’elenco ci sono poi Christian De Simone di Siracusa e Maurizio Miano di Augusta, Salvatore Camilleri (Agrigento) e Filippo Cutaia (Canicattì), Graziano Gaspare Romano e Emanuele Curvà, entrambi di Gela, Gaetano Ardizzone e Davide Russo, entrambi di Messina, e Francesco Cordaro di Erice.
Imputati anche un napoletano, Castrense Carandente, un milanese, Giovanni Glorioso (più precisamente di Vizzolo Predabissi), un albanese Jonuz Sheshi, due tunisini, Naim China e Riad Lassoud, un senegalese, Leopold Diame.
Un detenuto nella nona sezione ha cercato di togliersi la vita è ed è stato salvato in extremis dal personale in servizio alla casa di reclusione maresciallo Calogero Di Bona “Ucciardone “. Lo riferisce Il delegato nazionale Fsa-Cnpp Maurizio Mezzatesta che si congratula con i colleghi per avere dimostrato massima professionalità per aver gestito una situazione così delicata. “Sono stati gli agenti a prestare i primi soccorsi, in attesa dell’arrivo del personale medico, sopraggiunto nell’immediatezza, salvando in extremis la vita al detenuto che si è provocato ferite in modo grave al collo ed alle braccia – continua Mezzatesta – Il personale durante i consueti e frequenti giri di controllo ha prestato soccorso al detenuto che perdeva molto sangue. Le ferite sono state tamponare con le asciugamani poi il detenuto è stato affidato al personale sanitario del carcere ed è stato traportato in ospedale”. Un intervento tempestivo che ha salvato la vita di un uomo. “L’intervento dei poliziotti – conclude Mezzatesta – è stato tempestivo nonostante i colleghi sono stremati dai carichi di lavoro sproporzionati, dalla carenza di personale, e dal caldo asfissiante, e alla struttura obsoleta e non a passo con i tempi. Lo diciamo da anni la nona sezione è da chiudere”.