Nuova aggressione a Palermo nel carcere maresciallo Di Bona ex Ucciardone. Lo riferisce il segretario regionale Fsa Cnpp Maurizio Mezzatesta. Un detenuto per futili motivi ha aggredito gli agenti in servizio alla nona sezione colpendoli con un corpo contundente ricavato da un sifone.
Un agente ha la mano fratturata
“Gli eventi critici e le aggressioni ai danni del personale di polizia penitenziaria -dice Mezzatesta – specialmente in quella sezione, che a nostro parere e da chiudere urgentemente, non cessano e si sommano con le critiche condizioni lavorative più volte segnalate dal Cnpp. Naturalmente tutta la nostra solidarietà al personale di Polizia penitenziaria coinvolto”. Gli agenti sono stati portati in ospedale e uno dei due ha una mano fratturata. Le prognosi dei due agenti sono di 30 e 8 giorni.
Due detenuti morti in carcere in pochi giorni
“Due morti annunciate nelle carceri siciliane, la prima, sabato scorso all’Ucciardone, di un detenuto gravemente malato che, nonostante le gravissime patologie di cui era affetto, continuava a restare nella struttura detentiva. La seconda nel carcere di Augusta, di un detenuto da molti mesi ormai in sciopero della fame. Fatti diversi che però testimoniano, in ugual misura come il “sistema giustizia” non sia in grado di gestire adeguatamente per una serie di concause a diversi livelli, giuridico, organizzativo, economico e soprattutto politico il dramma della detenzione carceraria”. Lo dice il presidente Giorgio Bisagna dell’associazione Antigone Sicilia.
Critiche allo Stato
“Non è ammissibile che in carcere e di carcere si debba continuare a morire. Lo Stato ha il dovere giuridico e morale di tutelare le esistenze di chi è trattenuto nelle strutture carcerarie – aggiunge Bisagna – Si assiste invece ad una “burocratizzazione” del problema dei suicidi in carcere che unito all’oggettiva carenza di assistenza psichiatrica e di personale dell’area educativa, continua a rendere le carceri luoghi oggettivamente inumani, dove, la pena da scontare non è solo la perdita della libertà, ma spesso anche la perdita della vita”.
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