Prendeva in affitto appartamenti lussuosi nel centro di Palermo, completamente ammobiliati, pagava per un paio di mesi il canone, poi smetteva di versare il dovuto, spariva dai radar dei proprietari di casa e attendeva l’arrivo dell’ufficiale giudiziario con l’ordinanza esecutiva di sfratto per riconsegnare l’appartamento.
Ma la sorpresa arrivava proprio alla restituzione dell’alloggio che tutte le volte era completamente vuoto, senza più i mobili di pregio, persino senza più lampadari e applique alle pareti.
Una donna di 68 anni, formalmente residente in via XX Settembre a Palermo, come scrive Repubblica, ma di fatto irreperibile persino dal suo avvocato d’ufficio, è a processo per appropriazione indebita davanti al giudice della quinta sezione del tribunale di Palermo Maria Immordino.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della stazione di Palermo centro quello per cui è imputata in tribunale a Palermo è solo uno dei casi di saccheggio di appartamenti ammobiliati. Ci sono almeno altri tre casi denunciati
all’autorità giudiziaria, alcuni precedenti su cui la donna è già stata giudicata, altri ancora in fase di indagine.
Gli altri appartamenti ripuliti dalla 68enne erano nella zona di via Libertà e in provincia. Come nel caso per cui è a giudizio, anche in quelli precedenti il sistema era sempre lo stesso: sfruttare l’iniziale fiducia dei proprietari per poi sparire con i loro mobili.
A scoprire la donna con la passione per gli arredi di pregio sono stati i carabinieri di Palermo centro dopo la denuncia di un commercialista palermitano che si è trovato l’appartamento di via Ariosto spogliato di ogni arredo:
dagli armadi a muro, all’intera cucina, dagli elettrodomestici, alle sedie, passando per librerie, letti, comodini, divani, tavoli, lampadari e persino la caldaia per il riscaldamento e i condizionatori.
«Il mio cliente ha affittato una casa ammobiliata con gusto e mobili di valore – commenta l’avvocato della parte offesa Michele Calantropo – e si è ritrovato uno scheletro di appartamento senza più nemmeno i rubinetti».
I carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Claudia Bevilacqua, hanno indagato anche sui precedenti della donna e sono emersi altri casi identici per cui Emilia Santa La Parola è già stata giudicata.
Nell’ultima udienza il giudice ha ascoltato la testimonianza del proprietario che ha raccontato come la donna si fosse
presentata nel luglio del 2017 con tutte le carte in regola per prendere in affitto la casa: vestita elegante, forbita nel linguaggio e disponibile a pagare la caparra non alimentava sospetti di essere una ladra seriale di mobili e arredi.
Nella prossima udienza, in programma a settembre al tribunale monocratico dovrebbe esserci l’esame dell’imputata, di cui però, ad oggi, si sono perse le tracce.