Quando si dice che il calcio riunisce tutti, non è retorica. Oggi, 20 settembre, si è dato l’ultimo saluto a “Totò goal” tra centinaia di visi commossi. Il mondo del calcio (e non solo) piange un campione, scomparso prematuramente a causa di una malattia. È un arrivederci doloroso.

La morte di un simbolo

“Con la morte di Totò Schillaci Palermo perde un simbolo di riscatto – ha detto l’arcivescovo Lorefice, prima della benedizione della salma – Un ragazzo di umili origini che riesce a farsi strada nonostante gli ostacoli e le tante ostilità incontrate lungo il suo cammino, fino a diventare una vera e propria icona dello sport nazionale”.

Alla celebrazione, chiusa con la benedizione delle esequie da parte dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, hanno preso parte tra gli altri il presidente della Figc Gabriele Gravina, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Palermo Dario Mirri, mentre tra i calciatori rosanero figurano Francesco Di Mariano (nipote di Schillaci), Matteo Brunori e Jacopo Segre insieme al direttore sportivo Morgan De Sanctis e al suo vice Giulio Migliaccio. Alla Cattedrale presente anche il comico Salvo Ficarra, non solo concittadino ma anche amico personale di Totò.

Cresciuto tra le strade del Cep

Un esempio, un’icona palermitana, la dimostrazione che chi proviene dai rioni popolari può trovare il suo riscatto. Cresciuto tra le strade del quartiere Cep da tempo, a causa dell’aggravarsi della malattia, non si vedeva più in giro.

E proprio come dicono le parole dell’arcivescovo di Palermo, Totò era umiltà ma anche perseveranza: “Lui ci ha creduto con tutte le sue forze, ostinatamente, andando controcorrente, pronto a tutto, superando ogni ostacolo, ogni avversità, anche contro il parere dei medici che all’età di 13 anni gli diagnosticarono un problema al ginocchio che gli avrebbe impedito di giocare. Con lucida follia Totò non si arrende, vuole mordere la vita, vuole riuscire a correre i veri campi di calcio, non quelli della strada o della parrocchia ma quelli importanti, non per vanagloria ma per passione. Totò è il volto bello di Palermo, di Palermo che non molla. Totò per noi palermitani e noi siciliani è un simbolo, come lo sono stati altri uomini nella storia in altri ambiti, perché è riuscito con le sue sole forze a mostrare il volto vero, impregnato di valori, della nostra Sicilia, della nostra bella Palermo”.

“E’ stato un eroe per tutti”, la parole di Bergomi

“E’ stato un eroe per tutti, mi piace ricordarlo per il suo animo buono, io ero capitano di quella Nazionale e sono stato suo compagno all’Inter, con lui ho creato un rapporto di amicizia profonda anche se non ci siamo sentiti per un po’, – ha detto – quella del 1990 è stata un’estate magica per tutti però in ogni manifestazione c’è sempre un ragazzo che emerge e Totò ha disputato partite straordinarie, il gol con l’Austria è il ricordo più bello che ho di lui – poi aggiunge – mi piace sottolineare la splendida persona che è stato, la sua spontaneità rappresentava il modo in cui viveva la vita e il calcio, i giovani di oggi hanno del buono che dobbiamo tirare fuori noi, tante volte vogliono tutto e subito invece bisogna fare fatica per raggiungere determinati traguardi, bisogna accettare esclusioni e situazioni difficili per poi salire, Totò è un esempio importante”.

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