Stop dal primo luglio di quest’anno agli incentivi per chi assume nel Sud del paese. Il 30 giugno scade la misura nota come “decontribuzione Sud”. Lo sgravio sui contributi costa 3,3 miliardi all’anno ma sparirà dalla lista dei benefici. Per le opposizioni si tratta di una scelta scellerata che viene solo minimamente compensata dai provvedimenti del decreto Coesione ma il governo spiega che, invece, la misura straordinaria va autorizzata semestralmente da Bruxelles e quella del 30 giugno è una scadenza intermedia dell’autorizzazione comunitaria
Si tratta di un provvedimento che si applica già dal 2021 a 3 milioni di lavoratori dipendenti e ne beneficiano migliaia di imprese meridionali. Lo stop servirebbe a riequilibrare i conti e viene parzialmente compensato dagli incentivi in busta che vanno da 80 a 100 euro ma solo una volta l’anno. Lo stato risparmia ma scoppia la polemica sul rischio che le aziende non possano reggere il colpo e siano costrette a licenziare almeno una parte di questi tre milioni di lavoratori.
La replica del governo “Si cambia, non si cancella”
“Il Governo avvierà un negoziato con la Commissione europea per verificare nuove modalità possibili di applicazione della misura “decontribuzione sud” in coerenza con la disciplina europea ed al di fuori delle misure straordinarie del temporary framework” sugli aiuti di Stato” fa sapere con una nota il ministro per gli Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, che giudica “falsa e pretestuosa” la ricostruzione offerta dalle opposizioni sulla misura.
Fitto spiega anche che il governo aveva chiesto “la massima estensione temporale compatibile con la scadenza del Quadro temporaneo”. Di fatto non è il governo che cancella la misura, è la sostanza della replica. si tratta di aiuti di stato che l’europa non permette e che sono stati autorizzati in via straordinaria per un periodo di tempi limitato che si è ampliato fino al massimo possibile. ora bisognerà trovare un modo nuovo e condiviso dall’Europa per sostenere il lavoro al Sud.
Fuoco di fila dale opposizioni, M5s
“Questo Governo mette in ginocchio il Sud condannandolo all’arretratezza e al sottosviluppo. Non male considerato che si definiscono in ogni occasione patrioti” si legge in una nota della senatrice siciliana del Movimento 5 stelle in commissione Bilancio Ketty Damante.
“Non basta – aggiunge – aver svuotato di ogni senso le politiche di coesione accentrandole nelle mani del Ministro Fitto, ora distruggono anche Decontribuzione Sud, mezzo fondamentale che ha consentito di assumere quasi 4 milioni di lavoratrici e lavoratori nel Mezzogiorno, tra il 2021 e il 2023”.
“Mettono in ginocchio in Sud, approvano mancette elettorali da 100 euro lordi che arriveranno solo nel 2025, accentrato le strutture di Missione del Pnrr a Palazzo Chigi, e cancellano le uniche misure disponibili per far crescere le zone più svantaggiate del Paese. Un’opera distruttrice che si compirà con l’autonomia differenziata. Non c’è che dire, il Governo Meloni azzera ogni possibilità di crescita, ma così non andranno lontano”, conclude.
Il Pd, “Fatti incontestabili”
“Il Governo Meloni dice di amare il Sud. Ma sono solo parole. I fatti sono ben diversi e sono incontestabili: il ministro Fitto infatti, dopo aver accentrato a sé le risorse del PNRR e avere cancellato le Zes, ora ha deciso di tagliare anche la “decontribuzione Sud”, una norma che consentiva lo sgravio del costo del lavoro che riguarda circa 3 milioni di lavoratori dipendenti di qualche migliaio di imprese del Meridione. E l danno si aggiunge la beffa di una mancetta da 100 euro lordi, annunciata in pompa magna col decreto Primo maggio mentre la “decontribuzione Sud”, seppur prevista fino al 2029, terminerà a giugno perché non verrà più finanziata” sostiene il segretario del PD Sicilia, Anthony Barbagallo.
“Tutto questo è inaccettabile oltre che incomprensibile – prosegue – da parte di un governo da cui attendiamo ancora di scoprire la prima vera opera finanziata in Sicilia dove per altro il sistema sanitario è al collasso, la scuola è un disastro e il lavoro continua ad essere un miraggio” conclude.
“Da un giorno all’altro un sostegno fondamentale per questi contratti di lavoro verrà meno e molte di queste persone rischieranno il posto di lavoro” sottolinea Lidia Tilotta candidata del PD alle prossime elezioni europee.
“È gravissimo – continua Tilotta- che per il governo delle destre sia normale scambiare un sostegno vitale per milioni di lavoratori con quattro mancette elettorali elargite in pompa magna prima delle europee. Questa misura, introdotta dall’allora ministro Provenzano è stata un successo e va difesa. Dove sono i patrioti, e tra loro i governatori di destra del meridione quando servono?”
Intervenga Schifani con Roma
“Il governo di destra decide di distruggere una delle più importanti misure di coesione e di impoverire il Sud e la nostra Sicilia. Il Presidente della Regione Renato Schifani ha l’obbligo di intervenire per bloccare questo fregio alle imprese siciliane” dice deputato del Pd Nello Dipasquale, componente della commissione attività produttive dell’Ars commentando il provvedimento varato dall’esecutivo nazionale che elimina la misura introdotta durante la guida del ministero del Sud da parte di Giuseppe Provenzano. Lo sgravio sul costo del lavoro che vale 3,3 miliardi all’anno si applica dal 2021 a 3 milioni di lavoratori dipendenti, con un beneficio per migliaia di imprese meridionali.
“Gli esponenti del governo regionale a partire dal governatore Schifani hanno il dovere di intervenire contro questo atto scellerato” afferma Dipasquale che aggiunge”: Misure come la decontribuzione Sud hanno permesso alle imprese meridionali di partecipare allo sviluppo della nazione e accorciando le distanze tra i mercati delle diverse macroaree del paese. Inspiegabilmente adesso si decide di fare un passo indietro con una misura che probabilmente renderà il costo del lavoro più oneroso causando, conseguentemente, dei licenziamenti. Tutto questo è inaccettabile per questo chiediamo un intervento della maggioranza di destra siciliana. Vedremo se il governo regionale sa difendere gli interessi dei siciliani o è questuante alla corte del potere di Roma”.
Varchi, “Ennesima bufala della sinistra”
“Oggi, pur di attaccare il governo Meloni, la sinistra si è inventata un’altra bufala: stanno raccontando che il ministro Fitto avrebbe deciso di interrompere la misura ‘Decontribuzione Sud’. Una bugia, appunto, che nasconde la malafede. L’alternativa è solo un’altra: non sanno nemmeno di cosa parlano” risponde a tutti Carolina Varchi, deputato e Responsabile Politiche per il Mezzogiorno di Fratelli d’Italia.
“La misura Decontribuzione Sud, infatti – aggiunge – è uno strumento speciale usato prima per rispondere alla crisi indotta dalla pandemia, poi da quella dovuta al conflitto in Ucraina. Il limite massimo temporale è fissato al 2029, ma finora tutti i governi, compresi quelli che ci hanno preceduto, hanno dovuto richiedere all’Europa proroghe di sei mesi o un anno. Esattamente come ha fatto il nostro governo – spiega Varchi – ribadendo la richiesta di proroga della misura oltre il 30 giugno 2024. Dovrà essere l’Ue a dare il via libera, come è sempre avvenuto in passato, perché questa misura viene considerata alla stregua di aiuti di Stato. Mi chiedo allora se a sinistra abbiano studiato il provvedimento o come mai non si siano lamentati quando al governo c’erano i loro partiti, compresi quelli che non vincono da tempo le elezioni. Allora un’informazione semplice semplice proviamo a dargliela noi: anche se l’Europa dicesse di no alla richiesta di proroga, questo governo, grazie al Decreto Coesione, ha già previsto forme di decontribuzione a volte totale per giovani, donne e lavoratori assunti nelle Regioni del Sud. Noi – conclude Varchi – continuiamo a lavorare seriamente, in attesa della prossima bufala”.
Non si fida la Cgil
“Con lo stop alla ‘decontribuzione sud’, gli sgravi fiscali alle imprese meridionali, si ripete uno schema già noto: il governo Meloni che azzoppa il Mezzogiorno con il rischio concreto di una severa crisi produttiva e occupazionale e il governo Schifani che tace. Il disegno dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, lo sviluppo del sud non interessa a un esecutivo che risponde ad altri blocchi sociali in altre aree del Paese, mentre in Sicilia chi governa pensa solo ai propri posizionamenti politici incurante dei danni che questi producono” dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino.
Dicano subito con quale misura si interverrà
“Dicano almeno e subito con quale altra valida misura per lo sviluppo produttivo del Mezzogiorno si intende sostituire la decontribuzione- afferma Mannino-, non siamo particolarmente affezionati a queste formule- rileva- ma non possiamo neanche consentire una scure che si abbatte in continuazione sulla nostra regione con prevedibili effetti disastrosi”. “La fiscalità di vantaggio, insieme ad altre misure, – osserva Mannino- rientravano in una logica di un piano di sviluppo articolato per step e accompagnato da investimenti. Ora invece il governo taglia gli investimenti e li dirotta altrove, come già accaduto con le risorse del Pnrr, del Fondo sociale europeo e col Fondo di perequazione. Da un lato- sottolinea Mannino- si vuole sganciare il sud con l’autonomia differenziata, dall’altro accentrare poteri con la Zes unica. E’ come se il governo Meloni puntasse a fare della Sicilia una sorta di protettorato- sottolinea- elargendo ogni tanto qualche mancia, sfruttandone le risorse, tenendolo in condizione di sottosviluppo come serbatoio di voti, tanto chi governa in sede regionale è paradossalmente e tragicamente d’accordo. Io penso che il tempo di un agire- conclude Mannino- di opporsi, di sviluppare un movimento di massa contro lo scempio del Mezzogiorno sia arrivato”.
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