Lascia il carcere il vigile del fuoco palermitano Luigi Spera. Lo ha deciso il tribunale del riesame alla luce della decisione della cassazione che aveva fatto cadere l’accusa di terrorismo per aver lanciato alcuni fumogeni nella sede della Leonardo nel corso di una manifestazione a Palermo.
Annullata l’ordinanza del gip di Palermo i giudici del tribunale del riesame hanno disposto per Spera le misure cautelari di obbligo di presentazione alla Pg e obbligo di dimora nel Comune di residenza. E’ stato accolto il ricorso dell’avvocato Giorgio Bisagna che assiste il vigili del fuoco. La cassazione sul punto aveva detto che “il tribunale del Riesame non ha fornito un’adeguata motivazione a conferma della concreta sussistenza di un reale impatto intimidatorio sulla popolazione, tale da ripercuotersi sulle condizioni di vita e sulla sicurezza dell’intera collettività, posto, che solo in presenza di siffatte condizioni, lo Stato verrebbe effettivamente coartato nelle sue decisioni, visto che nel caso in esame – dalla stessa ordinanza impugnata – non risulta che l’ordigno incendiario abbia creato, nemmeno in via potenziale, alcuna situazione di reale pericolo, che è invece indispensabile per la configurabilità della aggravante terroristica come peraltro ribadito dalla giurisprudenza sopra indicata”. Spera alla luce delle accuse è stato detenuto in regime di alta sicurezza nella prigione di Alessandria.
Non era un’azione terroristica, ma un atto dimostrativo quello del vigile del fuoco Luigi Spera accusato di aver lanciato dei fumogeni di segnalazione contro la sede della Leonardo a Palermo durante una manifestazione. La cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giorgio Bisagna annullando l’accusa di attentato terroristico. Nel 2022 davanti alla fabbrica ci fu un semplice incendio. La parola passa adesso ad un nuovo collegio del Tribunale della Libertà di Palermo che dovrà riesaminare la misura cautelare senza la imputazione di attentato terroristico. L’eurodeputata Ilaria Salis aveva incontrato in carcere qualche settimana fa Luigi Spera rinchiuso da mesi nella sezione Alta sicurezza del carcere di Alessandria dove sono reclusi condannati e indagati per terrorismo. La Suprema Corte ha così stabilito che lì non ci dovrebbe stare: non ci sono né prove, né indizi a sufficienza. “Totalmente sproporzionata” l’aveva definita Ilaria Salis così come l’ha definita la Cassazione.
Nel marzo scorso, Spera, nome e volto storico dei centri sociali palermitani e del movimento indipendentista Antudo, finisce con le manette ai polsi. Il momento dell’arresto viene filmato, le immagini diffuse, il caso fa scalpore. “Una spettacolarizzazione indecente”, avevano sottolineato i militanti, che hanno sempre dichiarato di aver solo pubblicato un video e un comunicato, in cui si spiegava che l’azione mirava solo a denunciare l’uso di armi prodotte dalla Leonardo nell’offensiva dell’esercito turco contro i curdi in Siria e nel Kurdistan iracheno, arrivati alla mail del movimento.
Digos e procura non ci credono. Sul caso, indagano per più di due anni, si concentrano su sei persone, ma procedono contro tre. A Spera vengono contestate le accuse più pesanti: l’ideatore ed esecutore di quell’azione, secondo gli inquirenti, è lui. A carico del vigile del fuoco palermitano c’è un’impronta trovata su un sacchetto, il tracciato gps dell’auto di un altro indagato compatibile con la zona periferica in cui si trova la Leonardo, sul suo cellulare vengono trovate le foto di alcune pagine di un libro citato nel comunicato con cui quell’azione è stata rivendicata. Alla procura basta, al gip anche, la lettura è radicalmente differente.
Per il giudice delle indagini preliminari, nel novembre ha sì partecipato al lancio di fumogeni nel cortile della sede palermitana della Leonardo, ma si tratta di un incendio doloso. Perché si possa parlare di eversione – spiega il giudice nell’ordinanza – l’azione deve indurre timore e paura nel soggetto passivo ed “evidentemente” il lancio di fumogeni del novembre 2022 non ha avuto questo effetto né sul dodicesimo produttore mondiale di armi e primo a livello europeo, né sul governo italiano