Davide Faraone che irrompe sulla scena come candidato sindaco a Palermo e l’ira di Tamajo che spacca le alleanze e chiede a tutti di fare un passo indietro non sarebbero eventi imprevisti come sono apparsi agli osservatori. Dietro il weekend (e l’inizio di settimana) con colpi di scena politica ci sarebbe una strategia in campo già da diverse settimane anche se il suo successo è ancora tutto da comprendere
Il quando l’ultimo passaggio sia stato consumato lo rivela il Giornale di Sicilia in edicola oggi: venerdì sera. E dice anche il dove: in un ristorante di Cefalù. Se poi l’accordo ci sia stato davvero difficile a dirsi. Fatto sta che Raffaele Stancanelli proprio venerdì ha lasciato molto presto l’evento nel quale il suo leader, Giorgia Meloni, presentava a Palermo il suo libro parlando di politica di qua e di la.
L’uomo forte di Fratelli d’Italia sarebbe andato a cena a Cefalù proprio con Gianfranco Miccichè e Miccichè avrebbe sondato l’idea di un accordo che prevede suo fratello candidato alla regione e l’appoggio a Davide Faraone per Palermo. La risposta non è nota e conoscendo la politica probabilmente è stata attendista. Fatto sta che fra sabato e domenica la bomba Faraone è esplosa
La reazione di Edi Tamajo appare, quindi, quasi una auto difesa. L’uomo di Sicilia Futura teme di restare schiacciato in queste accordi, isolato nonostante la sua dote importante in termine di voti. Lui che viaggia verso gli azzurri, vorrebbe contare un poco di più. Da qui la tensione, probabilmente
Sul fronte regionale il grande tema restano i partiti, indispettiti dall’atteggiamento di Musumeci che non li prende in considerazione. Per il governatore i suoi riferimenti negli schieramenti sono gli assessori ma i partiti che li hanno indicati vorrebbero discutesse con i segretari, con i gruppi, insomma li assessori sono pur sempre espressione dei partiti non necessariamente la loro guida. Perché i partiti dovrebbero far votare un presidente che non li considera? Questa la domanda che si fanno fra loro i leader della coalizione