Tredicimila alunni e 153 classi in meno rispetto all’anno scolastico appena finito. Sono i numeri della ripartenza della scuola in Sicilia. Ma classi e studenti in meno non basteranno a far ripartire in sicurezza la pubblica istruzione. Mentre la commissione regionale continua i lavori in vista della ripartenza della scuola a settembre e cerca di allineare le esigenze per trovare gli spazi necessari al distanziamento sociale in classe, arrivano le statistiche sulle iscrizioni che parlano, ancora una volta, di perdita di alunni e classi. Per la prima volta, però, questo potrebbe aiutare il lavoro di chi sta predisponendo un difficile piano.
Nel prossimo anno scolastico 2020/2021 la Sicilia registrerà una diminuzione di alunni di 13.032 unità (702.471 rispetto ai 715.503), rispetto all’ultimo biennio, con il conseguente decremento delle classi attivate (-153), 35.838 rispetto a 35.991 dell’anno scolastico appena concluso, ma in misura meno che proporzionale rispetto alla diminuzione degli alunni.
Le istituzioni scolastiche attive saranno in totale 831. E da qui si parte per fare i conti sugli spazi necessari. Il lavoro della task force regionale si avvia a conclusione e c’è già una prima bozza ma i numeri sono impietosi: mancano all’appello strutture per mettere in piedi un migliaio di classi aggiuntive.
Andiamo per ordine. Le mascherine ci saranno ma l’obbligo riguarderà solo le fasi di entrata ed uscita dall’edificio scolastico. In classe si potrò stare senza mascherina quando seduti al proprio posto. I banchi saranno singoli e la distanza media sarà di due metri (da un minimo di 1,8 ad un massimo di 2,2 metri). le scuole dovranno fare la sanificazione e dovrà essere disponibile il gel disinfettate.
Ed ecco che arriva il problema. Per rispettare il distanziamento sarà necessario sdoppiare alcune classi oppure reperire locali più ampi per le classi da 25 e più alunni rispetto a quelli attualmente disponibili. Servono un migliaio di classi nell’isola.
Ed ecco che compare lo spettro doppi turni per evitare il quale si lavora alacremente. Più ancora del reperimento delle classi il tema sarà il reperimento degli insegnanti. Serve una deroga per un ricorso massiccio ai precari anche in postazioni (cattedre) non scoperte perché inesistenti fino ad oggi. E allora, spazi a parte, il rischio è quello che si debba ricorrere proprio alle lezioni pomeridiane.
Su tutto il problema dei problemi: le risorse. La Regione mette sul piatto 24 milioni di euro per tutti gli interventi necessari alle scuole per la riapertura. Serviranno per le sanificazioni, per l’acquisto di gel e dispositivi di protezione e così via. I fondi si aggiungono ai 50 milioni messi a disposizione dal governo nazionale che potranno servire per reperire nuove aule allo scopo di evitare i doppi turni visto che con il distanziamento le classi non potranno contenere lo stesso numero di alunni. Roma, inoltre, dovrà pensare all’incremento delle cattedre perchè se una classe potrà contenere un massimo di 18-20 alunni necessariamente ci sarà un incremento di circa il 40% di insegnanti necessari.
Infine nasce una figura nuova che sarà provvisoria ma che potrebbe diventare definitiva. Si sta pensando al medico scolastico a disposizione di ogni istituto. ma questo è un aspetto ancora solo abbozzato e da chiarire
Commenta con Facebook