Pescatori non professionisti, altresì detti “diportisti”. Sfuggono ad ogni controllo sanitario del pescato, oltre che fiscale, e danneggiano non poco il mare. Il loro pesce, infatti, proviene spesso da reti calate sottocosta. Un comportamento, questo, vietato dalla legge.
Se ne trovano sia all’entrata del porto di Palermo, di una grossa fogna che inquina la foce del fiume Oreto, e nei numerosi approdi secondari della città.
Ieri pomeriggio tra i moli dell’Arenella e quello dell’Acquasanta, a bordo di un barchino a remi due soggetti hanno potuto tranquillamente calare una lunga rete non segnalata. Il barchino dopo avere lasciato solo una boa rossa nei pressi della costa rocciosa prossima a Villa Igiea, si sono rivolti in direzione di Vergine Maria, con buona pace dei pesci e della sicurezza della navigazione.
Una segnalazione è stato fatta al numero delle emergenze 1530 della Guardia Costiera che già tempo addietro ha dovuto portare a soluzione un caso che era divenuto quasi di rilevanza nazionale. Un pescatore diportista che nottetempo se ne andava con le bombole da sub e fucile a pescare in un misteriosa località intuibile solo dal marcato accento palermitano del bracconiere di mare. Musiche accattivanti e proclami di impunità facevano da contorno ad un non marginale guadagno, anch’esso sbandierato. Tanto sicuro era del suo operato che arrivava a sfidare i pescatori subacquei rispettosi delle regole, con spavaldi video inseriti su You Tube. Il tipo, divenuto oggetto di tante segnalazioni, venne infine rintracciato. Era un palermitano che pescava di frodo. Tra i tanti, sostengono gli ambientalisti.
La pesca non professionista è permessa dalla legge, ma nell’ambito di precise regole tra quali la non commercializzazione del pescato.
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