È iniziata con un presidio al casolare dove Peppino Impastato fu ucciso la giornata in ricordo dell’attivista Dp di Cinisi, assassinato il 9 maggio di 39 anni fa, nello stesso giorno in cui a Roma veniva ritrovato il cadavere di Aldo Moro.
“Oggi c’è un clima di festa con i tanti studenti presenti – ha detto il fratello, Giovanni Impastato – ma vorremmo che questo luogo diventasse un esempio di memoria perenne, non un posto fruibile per soli due giorni. Esiste un progetto, ma questo casolare non è stato ancora espropriato. Il sito, dichiarato di interesse culturale con un decreto regionale, ha bisogno di alcuni interventi di recupero – aggiunge – Abbiamo registrato anche l’impegno del guardasigilli Andrea Orlando, che è stato qui, ma non vediamo grandi passi in avanti. L’auspicio è che entro il prossimo anno, in occasione del 40/mo anniversario dell’uccisione di mio fratello, si proceda per un esproprio di pubblica utilità, rendendolo così aperto a tutti. Ci stiamo mobilitando per questo”.
Tra le iniziative, c’è anche un libro scritto dallo stesso Giovanni per Piemme e intitolato “Oltre i cento passi” con il racconto dell’eredità di Peppino e di quarant’anni in prima linea nella lotta alla mafia. Nel volume ci sono anche le illustrazioni di Vauro Senesi.
Oggi, alle 17, si terrà il tradizionale corteo che da Radio Aut, dove Impastato dissacrava cosa nostra e il boss Tano Badalamenti, arriverà a casa Memoria. In serata, alle 20.30, nell’atrio comunale, il laboratorio teatrale “La notte inghiotte la città” e il concerto della cantante folk Matilde Politi.
Numerose le mostre in programma, come quella sul centro Impastato, la collettiva fotografica su i “Diritti negati” e, fino 14 maggio, la mostra “Io non RITRATTO. Peppino Impastato, una storia collettiva” con i ritratti di amici e familiari di Impastato.
Alle 17 è partito il tradizionale corteo da Terrasini, dove si trovava la sede di Radio Aut, dai cui microfoni Peppino ridicolizzava i mafiosi, fino all’ex casa dello stesso boss, ora affidata proprio all’associazione che porta il nome Impastato. Al termine è intervenuto Giovanni Impastato: “Sono trascorsi 39 anni dall’omicidio di mio fratello Peppino, anni lunghi e intensi, ma credo sia venuto il momento di non vivere di eredità. Dall’anno scorso sul nostro balcone abbiamo esposto lo striscione ‘Verità per Giulio Regeni’ e abbiamo manifestato alla sua famiglia il nostro sostegno e la nostra vicinanza. Giulio è solo uno tra i tanti. Vogliamo arrivare al traguardo dei 40 anni con una mobilitazione che affronti concretamente il tema dei diritti negati”.
Da quella che oggi è diventata Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Giovanni è intervenuto per non dimenticare “i diritti dei migranti, la schiavitù che si continua a perpetuare in tutti gli angoli della terra e il diritto al lavoro di tante realtà che rischiano di essere smembrate e decimate, le verità che non vengono riconosciute, i depistaggi e le tante richieste di giustizia”, ha aggiunto.
“Dietro i volti dei migranti che sbarcano sulle nostre coste, dei bambini che muoiono di fame a causa di un liberismo globalizzato dominato dal profitto – ha detto di fronte alla folla radunatasi al termine del tradizionale corteo – delle vittime di guerre assurde che scoppiano per tutelare gli interessi di governi potenti, ci sono grida disperate che non possiamo più ignorare.
Dobbiamo ritornare a fare quello che faceva Peppino, scendere per strada, indignarci, batterci, denunciare. È venuto il momento di definire la nostra scelta, di tirare una linea di demarcazione netta, nessuna connivenza, perché anche il silenzio è connivenza”.
A Cinisi oggi sono arrivati anche giovani dai 14 ai 30 anni che hanno partecipato al progetto “Le vie della memoria” con laboratori di teatro e legalità, giornalismo, turismo responsabile, realizzato in collaborazione con Casa Memoria, Comune di Cinisi, l’Università di Palermo e Centro Tau.
Commenta con Facebook