Qualche giorno fa, alla Procura di Macerata, è stato trasmesso il fascicolo in cui Vittorio Sgarbi, sottosegretario ai Beni Culturali, è indagato per il reato di riciclaggio di beni culturali di cui all’articolo 518-septies del codice penale.

Lo ha confermato il Procuratore di Macerata Giovanni Fabrizio Narbone dopo le indiscrezioni pubblicate sull’indagine relativa al caso del dipinto attribuito a Rutilio Manetti, trafugato dal Castello di Buriasco nel 2013 e riapparso a Lucca nel 2021 come inedito di proprietà di Vittorio Sgarbi.

La reazione di Sgarbi

Il diretto interssato, intervenuto a Metropolis de La Repubblica, ha commentato: “Se mi dimetto? Il tema politico è che c’è una sola persona competente nei beni culturali al governo e quella sono io. Sangiuliano? Ha fatto il giornalista, lo storico, ma non mi pare sia un competente d’arte. Imperia? È ancora alle indagini preliminari, non mi riguarda, una cosa che non ho mai fatto su un quadro che non era mio”.

Inoltre, a proposito del presunto conflitto di interesse per le consulenze, Sgarbi ha detto: “Se l’Antitrust giudica incompatibile la mia carica io mi dimetto, non sulla base di inchieste giornalistiche basate sulla retorica”. Poi, sul suo rapporto con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ribadisce: “Con lui non parlo dal 3 ottobre. È grave? I cittadini devono guardare la quantità di cose che ho fatto”.

La richiesta dell’opposizione

AVS e PD hanno chiesto, nell’Aula della Camera, “la revoca del sottosegretario Vittorio Sgarbi”. “Noi sappiamo da che parte stare e ci siamo sempre stati”, ha detto Antonio Caso del Movimento 5 Stelle. “Ci uniamo allo sdegno che molti in questa Aula provano per le vicende che interessano il sottosegretario Sgarbi e che gettano ombre sul ministero della Cultura. Chiediamo la revoca del sottosegretario”, ha aggiunto Elisabetta Piccolotti di AVS. Una revoca, ha proseguito Irene Manzo del PD, “che non è rinviabile. Sgarbi potrà difendersi di accuse così gravi senza gravare sulle Istituzioni”.