Il Viminale contesta l'ordinanza del Tribunale di Roma sui migranti

Il Viminale ricorre in Cassazione, al centro la questione dei migranti in Albania

Il Viminale ha deciso di presentare ricorso alla Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale di Roma relativa ai migranti trattenuti in Albania. La questione ruota attorno alla definizione di Paese sicuro, prevista dalla normativa italiana, e alla discrezionalità dei giudici nel convalidare il trattenimento dei migranti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). Secondo il Viminale, la mancata convalida di alcuni trattenimenti non rispetta il principio di applicazione della norma sui Paesi sicuri, che considera l’intero territorio di un Paese sicuro per tutti i migranti provenienti da quella nazione.

Il quesito pregiudiziale alla Cassazione

La controversia ha preso piede quando il Tribunale di Roma ha inviato un quesito pregiudiziale alla Corte di Cassazione già a luglio, prima ancora della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 4 ottobre. La Cassazione è chiamata a chiarire se i giudici possono mantenere discrezionalità nel valutare la sicurezza di un Paese di origine o se devono attenersi rigidamente alla lista stabilita dal governo. La decisione della Cassazione, attesa per il prossimo 4 dicembre, potrebbe creare un precedente importante per la gestione dei migranti nei Paesi definiti sicuri.

Il decreto di trattenimento e la contestazione del Bangladesh

Uno degli esempi che ha portato il Ministero dell’Interno a presentare ricorso è quello di un migrante proveniente dal Bangladesh, trattenuto nel Cpr di Gjader, in Albania. Il decreto ministeriale designa il Bangladesh come Paese sicuro su tutto il territorio nazionale, senza eccezioni, ma il Tribunale di Roma ha sollevato dubbi sulla questione dei diritti di alcune categorie di persone in quel Paese. Secondo il ricorso del Viminale, il decreto di trattenimento doveva essere convalidato poiché non è stato dimostrato che il migrante appartenesse a una categoria a rischio o avesse invocato motivi gravi per dimostrare che il Paese non fosse sicuro per lui.

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Il nuovo decreto migranti del governo

Il contesto di questa vicenda si inserisce nella recente approvazione del decreto migranti da parte del governo, che ha introdotto nuove disposizioni sulle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale. Il decreto aggiorna l’elenco dei Paesi di origine sicuri basandosi sui criteri stabiliti dalla normativa europea e dalle informazioni fornite dalle organizzazioni internazionali competenti. Tra i Paesi inclusi nella lista ci sono, oltre all’Albania, anche il Bangladesh, l’Egitto, il Kosovo, la Serbia e altri Stati. Questo aggiornamento ha generato discussioni sull’applicazione delle norme e sui diritti dei migranti provenienti da questi Paesi, con un impatto diretto sulle decisioni dei tribunali.

Le implicazioni legali per il futuro

La pronuncia della Cassazione prevista per dicembre avrà importanti implicazioni sul modo in cui verranno trattati i migranti provenienti dai Paesi sicuri. Se la Corte stabilisse che i giudici non possono esercitare discrezionalità, si potrebbe verificare un aumento dei trattenimenti nei Cpr, mentre una decisione a favore della discrezionalità giudiziaria lascerebbe aperta la possibilità per i tribunali di esaminare caso per caso la situazione dei migranti.

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