Tra i 5 verbali del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) desecretati e pubblicati sul sito della Fondazione Luigi Einaudi, sta facendo molto discutere quello del 7 marzo.
In sintesi, il CTS propose al ministro della Salute Roberto Speranza «di rivedere la distinzione tra cosiddette ‘zone rosse’ (gli undici comuni della Lombardia e del Veneto già isolati dal 1 marzo, n.d.r.) e ‘zone gialle’» da istituire in «Emila Romagna, Lombardia e Veneto, nonché le province di Pesaro Urbino e Savona».
Gli esperti, poi, suggerirono «di definire due ‘livelli’ di misure di contenimento da applicarsi l’uno, nei territori in cui si è osservata ad oggi maggiore diffusione del virus; l’altro, sull’ intero territorio nazionale».
Le zone dove effettuare un contenimento più rigido: l’intera Regione Lombardia e le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia, Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandri a e Asti. Due giorni dopo, però, il 9 marzo, il Governo annunciò il lockdown in tutta l’Italia.
Una differenza tra suggerimento degli esperti e azione dell’esecutivo che non poteva non scatenare le reazioni dell’opposizione. Massimo Garavaglia, capogruppo Lega in commissione Bilancio della Camera, ha affermato: «Il lockdown voluto a marzo dal governo Conte era del tutto illegittimo. Idem la proroga. Basta leggere i verbali del Cts. I presupposti per chiudere tutta l’Italia non c’erano. Risultato: Pil italiano in caduta libera a -14,5%, dato già acquisito, il peggiore tra i Paesi Ue. E ora ne paghiamo le pesanti conseguenze».
Infine, da sottolineare che tra i documenti resi pubblici mancano quelli che riguardano questioni delicate come Alzano e Nembro.