- Ricercatori mettono in guardia sulla variante sudafricana del Covid-19.
- Questa variante può eludere l’efficacia sia del plasma che degli attuali vaccini.
- «La variante 501Y.V2 è 50% più contagiosa delle precedenti».
La nuova variante del Covid-19 identificata in Sud Africa può eludere gli anticorpi che la attaccano nei trattamenti che utilizzano il plasma sanguigno ricavato dai pazienti precedentemente guariti e può ridurre l’efficacia dell’attuale linea di vaccini. Così Reuters.
Ora, i ricercatori sono al lavoro per stabilire se i vaccini attualmente in fase di lancio e distribuzione in tutto il mondo siano efficaci contro la cosiddetta variante 501Y.V2, identificata dagli esperti sudafricani di genomica alla fine dell’anno scorso.
Il team di scienziati di tre università sudafricane che lavorano con il National Institute for Communicable Diseases, in un articolo pubbicato su bioRxiv (sito che pubblica ricerche scientifiche prima che siano sottoposte a peer-review), hanno affermato: «questa variante fugge da tre classi di anticorpi monoclonali terapeuticamente rilevanti».
«Inoltre – hanno aggiunto gli esperti – 501Y.V2 mostra una fuga sostanziale o completa dagli anticorpi neutralizzanti nel plasma convalescente Covid-19», sottolineando che le loro conclusioni «evidenziano la prospettiva di reinfezione… e possono prefigurare una ridotta efficacia degli attuali vaccini a base di Spike».
Secondo i ricercatori sudafricani, la variante 501Y.V2 è 50% più contagiosa delle precedenti. Si è già diffusa in almeno 20 Paesi da quando è stata segnalata all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a fine dicembre.
Si tratta di una delle numerose nuove varianti scoperte negli ultimi mesi, comprese altre trovate in Inghilterra e in Brasile.
La variante è il principale motore della seconda ondata di infezioni da coronavirus in Sud Africa, che ha raggiunto un nuovo picco giornaliero superiore a 21mila casi all’inizio di questo mese, molto al di sopra della prima ondata, prima di scendere a circa 12mila al giorno.
Il plasma sanguigno convalescente dei pazienti guariti dall’infezione non ha dimostrato di essere efficace se somministrato a pazienti gravemente malati che richiedono cure intensive per il Covid-19 ma è stato approvato in diversi Paesi come misura di emergenza.
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