- Il vaccino contro il Covid-19 di Pfizer e BioNTech è sicuro e sembra generare una risposta immunitaria forte in uno studio clinico su bambini dai 5 agli 11 anni.
- Pfizer e BIONTech hanno testato un regime a due dosi di 10 microgrammi, somministrato a tre settimane di distanza.
- Ora si attende il responso dell’FDA.
Una dose più piccola del vaccino anti Covid-19 di Pfizer e BioNTech è sicura e genera una risposta immunitaria «robusta» in uno studio clinico su bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Lo hanno annunciato oggi, lunedì 20 settembre, gli stessi produttori del farmaco.
La ricerca ha coinvolto oltre 2.200 bambini e saranno presentati alla Food and Drug Administration (FDA, l’ente regolatore dei medicinali negli UDA) e ad altri entri «il prima possibile». L’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, aveva dichiarato la scorsa settimana che la casa farmacetica si è posta come obiettivo la consegna dei dati sui bambini dai 5 agli 11 anni entro la fine di settembre. Se la FDA dovesse accelerare nell’analisi dei dati, ci potrebbe essere il via libera alla vaccinazione dei bambini in tempo per Halloween, una festa molto sentita negli Stati Uniti d’America.
Pfizer e BioNTech hanno testato un regime a due dosi di 10 microgrammi – circa un terzo del dosaggio utilizzato per gli adolescenti e gli adulti – somministrato a tre settimane di distanza. I produttori hanno spiegato che le somministrazioni sono state ben tollerati e hanno generato una risposta immunitaria ed effetti collaterali paragonabili a quelli osservati in uno studio su persone di età compresa tra 16 e 25 anni, ovvero affaticamento, mal di testa, dolori muscolari, brividi, febbre e nausea.
Il CEO di Pfizer, il già citato Bourla, in una dichiarazione alla stampa ha affermato: «Siamo ansiosi di estendere la protezione offerta dal vaccino a questa popolazione più giovane, soggetta all’autorizzazione normativa, soprattutto mentre seguiamo la diffusione della variante Delta e la sostanziale minaccia che rappresenta per i bambini».
Le due case farmaceutiche non hanno rivelato molti dettagli sullo studio, compreso se qualcuno dei bambini nello studio abbia sofferto di miocardite, una rara condizione cardiaca osservata in un piccolo numero di adolescenti e giovani adulti.
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