- I vaccini di Pfizer e Moderna efficaci anche contro la variante sudafricana.
- Entrambe le aziende hanno comunicato i risultati di due studi.
Un nuovo studio, pubblicato ieri, mercoledì 17 febbraio, sul New England Journal of Medicine sostiene che il vaccino anti Covid-19 di Pfizer-BioNTech può proteggere dalle nuove varianti di coronavirus, tra cui quella sudafricana, chiamata B.1.351. Ne dà notizia la CNN.
Nel dettaglio, i ricercatori della Pfizer e della University of Texas Medical Branch hanno progettato versioni geneticamente modificate del coronavirus per trasportare alcune delle mutazioni trovate in B.1.351. Li hanno testati su campioni di sangue prelevati da 15 persone che avevano ricevuto due dosi del vaccino di Pfizer / BioNTech come parte di una sperimentazione clinica.
Il risultato: sebbene i campioni di siero di sangue abbiano prodotto unaattività anticorpale neutralizzante minore, era ancora sufficiente per neutralizzare il virus. Questo esito è in linea con altri studi.
Scott Weaver, direttore dell’Istituto per le infezioni umane e l’immunità presso l’Università del Texas Medical Branch, autore dello studio, ha affermato: «Sebbene non sappiamo ancora esattamente quale livello di neutralizzazione sia richiesto per la protezione dal COVID-19, la nostra esperienza con gli altri vaccini ci dice che sia probabile che il vaccino Pfizer offra una protezione relativamente buona contro questa nuova variante».
E ancora: «La riduzione dei livelli di neutralizzazione contro la variante sudafricana di circa 2/3 è piuttosto piccola rispetto alle variazioni nei livelli di neutralizzazione generati dai vaccini contro gli altri virus che hanno maggiore variabilità nelle loro sequenze proteiche rispetto al SARS-CoV-2».
Pfizer, in una nota stampa, ha spiegato che non esistono prove nella vita reale che la variante sfugga alla protezione offerta dal suo vaccino: «tuttavia, Pfizer e BioNTech stanno adottando le misure necessarie, facendo i giusti investimenti e impegnandosi nelle conversazioni appropriate con le autorità di regolamentazione per essere in grado di sviluppare e richiedere l’autorizzazione per un vaccino mRNA aggiornato o un richiamo, una volta che un ceppo riduca significativamente la protezione del farmaco».
Passando a Moderna, un team del National Institutes of Health e l’azienda hanno pubblicato una lettera nella stessa rivista che delinea i risultati di un esperimento condotto il mese scorso: è stata riportata una riduzione della risposta anticorpale ai virus geneticamente modificati per assomigliare alla variante B.1.351 ma non una riduzione sufficiente per far funzionare di meno il vaccino. «Nonostante questa riduzione, i livelli di titolo neutralizzanti con la variante scoperta in Sud Africa rimangono al di sopra dei livelli che dovrebbero essere protettivi».
Insomma, due buone notizie.
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