La visita di Usha Vance in Groenlandia accende i riflettori: un mix di diplomazia e ambizioni americane scatena polemiche e interrogativi sul futuro dell’isola.

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Mentre il sole illumina i ghiacci dell’Artico, la Groenlandia si prepara a un evento che va oltre una semplice visita diplomatica. Usha Vance, seconda dama degli Stati Uniti e moglie del vicepresidente J.D. Vance, sta per atterrare sull’isola autonoma danese, accompagnata da una delegazione di alto profilo che include il figlio, il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz e il segretario all’Energia Chris Wright.

Ma quello che potrebbe sembrare un gesto di cortesia culturale – con la promessa di assistere alla celebre corsa di slitte trainate da cani Avannaata Qimussersu – si è trasformato in un caso internazionale, alimentando tensioni e dibattiti sulle vere intenzioni degli Stati Uniti, guidati dal presidente Donald Trump.

Un viaggio annunciato tra cultura e strategia

Annunciata dalla Casa Bianca come un’occasione per “visitare siti storici, conoscere il patrimonio groenlandese e celebrare l’unità della cultura locale”, la visita di Usha Vance è stata inizialmente accolta con curiosità. La seconda dama, in un video diffuso dal Consolato statunitense a Nuuk, ha espresso entusiasmo: “Sono così emozionata di visitare la Groenlandia durante la vostra corsa nazionale di slitte trainate da cani, che il nostro Paese è orgoglioso di sponsorizzare”. L’evento, che riunisce circa 37 musher e 444 cani in una spettacolare dimostrazione di velocità e abilità, sembrava il perfetto sfondo per un viaggio all’insegna della diplomazia morbida.

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Ma il piano è cambiato. Il programma originale, che prevedeva la partecipazione di Usha Vance alla gara di Sisimiut, è stato sostituito da una visita al Pituffik Space Base, la base militare americana più a nord del pianeta, situata nel nord-ovest della Groenlandia. Qui, venerdì 28 marzo, J.D. Vance si unirà alla moglie per ricevere un briefing sulla sicurezza nell’Artico e incontrare i membri delle forze armate statunitensi.

“C’era così tanta eccitazione per la visita di Usha che ho deciso di non lasciarla divertirsi da sola”, ha dichiarato il vicepresidente in un video su X, sottolineando l’intento di “reinvigorire la sicurezza del popolo groenlandese, perché è importante per la sicurezza del mondo intero”.

Le ambizioni di Trump: la Groenlandia come trofeo strategico

Dietro questa svolta si staglia l’ombra di Donald Trump, che non ha mai nascosto il suo interesse per l’isola. “Abbiamo bisogno della Groenlandia per la sicurezza internazionale. Ne abbiamo bisogno. Dobbiamo farlo”, ha dichiarato il presidente in un’intervista radiofonica al podcaster Vince Coglianese, trasmessa il 24 marzo. “È un’isola di cui abbiamo bisogno sia dal punto di vista difensivo che offensivo”, ha aggiunto, lasciando intendere che gli Stati Uniti potrebbero agire – con o senza il consenso della Danimarca – per assicurarsi il controllo del territorio. Durante un discorso al Congresso il 4 marzo, Trump aveva già alzato i toni: “Credo che la otterremo in un modo o nell’altro”.

La Groenlandia, con i suoi 840.000 chilometri quadrati coperti per oltre l’80% da ghiacci, non è solo un simbolo dell’Artico: è un tesoro strategico. Ospita la base di Pituffik, fondamentale per il sistema di allerta missilistica e la sorveglianza spaziale, e possiede vasti giacimenti di minerali rari, essenziali per tecnologie avanzate come batterie per veicoli elettrici e apparecchiature militari. La sua posizione tra l’Atlantico settentrionale e l’Oceano Artico la rende un punto nevralgico in un contesto di crescente rivalità con Russia e Cina.

La reazione groenlandese: “Un’aggressione americana”

L’annuncio della visita non è stato accolto con applausi a Nuuk. Il primo ministro uscente Mute Egede ha definito il viaggio “altamente aggressivo”, un segnale inequivocabile delle pressioni americane. “Non può più essere descritto come un’innocua visita della moglie di un politico”, ha dichiarato a Sermitsiaq, un quotidiano locale. “Qual è il ruolo del consigliere per la sicurezza nazionale in Groenlandia? L’unico scopo è mostrare una dimostrazione di potere su di noi”. Egede, che guida un governo di transizione dopo le elezioni dell’11 marzo, ha espresso il timore che la presenza di figure come Mike Waltz rafforzi la narrativa di Trump sull’annessione.

Anche Jens-Frederik Nielsen, leader del partito Demokraatit e probabile prossimo premier, ha criticato il tempismo della visita: “Gli americani sanno bene che siamo in una fase di negoziati e che le elezioni municipali non sono ancora concluse. Eppure colgono il momento per venire qui, mostrando una mancanza di rispetto per la popolazione groenlandese”. La risposta locale è stata chiara: il 15 marzo, una marcia di protesta a Nuuk, davanti al Consolato americano, ha ribadito lo slogan “La Groenlandia appartiene ai groenlandesi”.

La Danimarca in allarme: un alleato sotto pressione

La Groenlandia, territorio autonomo della Danimarca, è parte di un regno che si trova ora in una posizione scomoda. Il ministro degli Esteri danese Lars Løkke Rasmussen ha accolto con sollievo la decisione americana di limitare la visita alla base di Pituffik: “Penso sia molto positivo che abbiano annullato la loro visita tra la popolazione della Groenlandia. Non abbiamo nulla in contrario se visitano la loro base”. Tuttavia, la tensione resta palpabile. La premier danese Mette Frederiksen ha ribadito che “la sovranità della Groenlandia non è negoziabile”, un messaggio che riecheggia la ferma opposizione espressa nel 2019, quando Trump per la prima volta ventilò l’idea di “comprare” l’isola.

Il sentimento degli americani: un’idea poco popolare

Nonostante le ambizioni di Trump, l’annessione della Groenlandia non sembra scaldare i cuori dei cittadini statunitensi. Un sondaggio condotto da Yahoo News e YouGov tra il 20 e il 24 marzo su 1.677 persone rivela che solo il 19% degli intervistati sostiene l’idea, mentre il 49% è contrario e il 32% non ha un’opinione definita. Numeri simili emergono per l’ipotesi di annettere il Canada (17% a favore, 57% contro), altro progetto accarezzato dal presidente. Con un margine d’errore del 2,7%, il dato suggerisce che la visione espansionistica di Trump sia lontana dal trovare un consenso popolare.

Cosa riserva il futuro?

La visita di Usha e J.D. Vance, prevista dal 27 al 29 marzo, potrebbe essere un punto di svolta o un ulteriore motivo di attrito. Mentre la delegazione americana si prepara a incontrare i militari a Pituffik, la Groenlandia guarda con apprensione a un futuro incerto. Trump insiste che il viaggio sia un gesto di “amicizia, non provocazione”, ma le sue parole – “La otterremo, in un modo o nell’altro” – lasciano poco spazio all’ottimismo tra i groenlandesi.

Per ora, l’isola resta sospesa tra il richiamo della sua identità e le mire di una superpotenza. La corsa di slitte potrebbe essere stata cancellata dal programma, ma la vera gara – quella per il controllo della Groenlandia – è appena iniziata.

Immagine: Grok.