Un uomo che non vede la luce e si chiama Felice: è il colmo, si pensa. Invece no, lui Felice lo è davvero perché crea i suoi sogni. E’ il primo scultore non vedente dall’età di quattordici anni, oggi quarantaquattrenne foggiano ma bolognese d’adozione, noto a livello internazionale.
Ha conseguito il Diploma di Maestro d’Arte presso l’Istituto d’Arte di Ancona, ha frequentato un corso di scultura presso il Maestro Nicola Zamboni, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera (MI), e famoso scultore bolognese. Ha frequentato, negli anni successivi, diversi corsi di maestri scultori di Carrara. Nel 2013, stage presso la scuola professionale di Lasa (BZ) per imparare a utilizzare la macchina a punti. Tagliaferri ha partecipato a numerose mostre e concorsi a livello internazionale, simposi, installazioni e sculture di piazza in molte città italiane. Le oltre cento opere realizzate sino ad oggi gli sono valse, dal 2001, numerose mostre personali, nonché la fondazione di una Scuola di Arti Plastiche da lui stesso diretta.
Predilige le figure femminili, che realizza usando creta o marmo bianco e organizza seminari e corsi di formazione per persone vedenti e non. Lo accompagna ovunque Tobia, un labrador di dieci anni, suo inseparabile compagno. Dice lo Scultore: “Di norma, durante l’inverno lavoro la creta e il legno, d’estate il marmo. Mi reco personalmente a Carrara per scegliere i blocchi, poiché è di fondamentale importanza, per capirne la bontà, auscultare il rumore che emettono”. Se gli viene chiesto quando ha scoperto di sapere creare sculture, risponde:“Amavo, fin da piccolo, lavorare il legno, restaurarlo.
Il successo delle prime opere che creai, quando i giornali iniziarono a parlare di me, credetti fosse frutto della pietà. Nascosi la mia disabilità e vendetti due opere: questo mi convinse a pensare di avere delle doti e continuai”. Tagliaferri non potendo avvalersi dello sguardo, attinge all’immaginazione e utilizza le mani dopo attentissime descrizioni fatte da alunni della Scuola d’Arte Plastica di Sala Bolognese (BO). Insieme iniziano un percorso volto alla riduzione dei blocchi marmorei e a una prima definizione della forma. Tagliaferri lavora sovente con ragazzi problematici e questo tipo di attività manuale aiuta loro a sentirsi meglio e al contempo utili a uno scopo. Tra le sue opere più famose: il Cristo Rivelato, Madonna che sorride, La forza dell’amore, Venti, Cristo indiano.
E’ proprio in India che Tagliaferri ha vissuto e fatto vivere a chi era con lui, un’esperienza indimenticabile. E’ protagonista, infatti, di un film di Silvio Soldini e Giorgio Garini per CBM, dal titolo: “Un albero indiano”. I protagonisti, oltre a Felice Tagliaferri, sono, 12 ragazzini disabili e un laboratorio d’arte a Shillong, nel nord est dell’India. Lo Scultore, in venti giorni, ha insegnato ai bambini, con e senza disabilità, della Bethany School a modellare la creta per dare forma ai propri sogni e comunicare le proprie sensazioni e pensieri attraverso l’arte. Possiamo riflettere su come, pur in presenza di diversità, il talento riesca a trovare la strada per emergere dando così un messaggio socialmente utile. Ci sembra giusto concludere con una frase che il maestro Tagliaferri ha sempre detto e che condividiamo: “Non esistono abili e disabili, tutti abbiamo le nostre abilità e le nostre disabilità”.
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