Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, apre ancora alla pace con una nuova offerta. Intervenendo in un video alla Chatham House, think tank britannico con sede a Londra, Zelensky ha affermato che Kiev sarebbe disposta ad accettare un compromesso con la Russia se le forze armate di Mosca si ritirasero “sulle posizioni del 23 febbraio”, ovvero la mancata pretesa della restituzione della Crimea, annessa dai russi nel 2014.
Zelensky ha detto che “da parte nostra non tutti i ponti diplomatici sono stati bruciati”. Tuttavia, Vladimir Putin dovrebbe evitare di avanzare richieste sulla parte del Donbass, fra Donetsk e Lugansk, sottratta sempre al controllo di Kiev dal 2014. “Sono stato eletto dal popolo ucraino presidente dell’Ucraina, non presidente di una mini-Ucraina”, ha chiarito Zelensky.
Tuttavia, un deputato del Parlamento di Mosca, Andrei Turchak, in visita a Kherson, città del sud dell’Ucraina sotto controllo russo da marzo, e da dove è in vigore l’uso del rublo dal 1° maggio scorso, ha affermato che la Russia resterà “per sempre” nel sud del Paese.
Infine, sul fronte del nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nonostante il “generale consenso al sesto pacchetto sanzioni” contro la Russia presentato dalla Commissione Europea, e la volontà politica ad approvarlo, stando a quanto si apprende, i 27 non hanno ancora trovato un accordo. Restano, infatti, “resistenze” sulla parte relativa al petrolio. Uno degli oppositori è senza dubbio Viktor Orban, presidente ungherese, che si è detto contrario a sanzioni sul petrolio russo ma anche contro il patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill.
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