Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, intervistato da Russia Today, ha affermato che trattare con Kiev “in questo momento non ha senso”.
Lavrov ha pure detto che, dopo l’unico incontro che si è svolto fra le due delegazioni, il 29 marzo scorso in Turchia, ci sono stati altri contatti e il 15 aprile la Russia ha presentato all’Ucraina le proprie proposte per iscritto: “Da quel momento non abbiamo sentito più niente da loro. Quello che sentiamo sono altre cose, quello che dicono Olaf Scholz, Ursula von der Leyen e il capo della diplomazia europea Josep Borrell sul fatto che l’Ucraina deve vincere la guerra sul campo di battaglia”.
Lavrov ha, poi, ‘minacciato’ che, fino a quando l’Occidente continuerà ad inviare all’Ucraina “armi a raggio sempre più lungo, come i missili Himars”, la Russia sposterà “ancora più lontano gli obiettivi strategici” rispetto alla linea attuale. In pratica, l’esercito di Vladimir Putin potrebbe puntare a territori che vanno al di là del Donbass.
Non si è fatta attendere la replica di Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che su Twitter ha scritto: “Le forze armate ucraine e l’artiglieria a lungo raggio insegneranno al signor Lavrov la geografia”.
E Dmitry Kuleba, ministro degli Esteri Ucraino, sempre su Twitter, ha scritto: “Confessando i suoi sogni di accaparrarsi più territorio ucraino, il ministro degli Esteri russo dimostra che la Russia rifiuta la diplomazia e si concentra su guerra e terrore. I russi vogliono sangue, non colloqui. Invito tutti i partner ad aumentare la pressione delle sanzioni sulla Russia e ad accelerare le consegne di armi all’Ucraina”.