“La mia vita inconcludente e inutile”. Questo scriveva di sè il giovane studente di Medicina che si è tolto la vita nelle scorse ore a Chieti. Ancora un suicidio di uno studente, ancora un gesto definitivo di chi non riesce più a sopportare la pressione sociale, le aspettative, il timore di un fallimento. In quarantadue fogli di un block notes il giovane, 29 anni, raccontava la propria sofferenza per il mancato traguardo della laurea e le bugie raccontate ai genitori che lo hanno trascinato, con ogni probabilità, ad una profonda depressione.
La storia
Originario di Manduria in provincia di Taranto, viveva a Chieti con la sorella e studiava Medicina alla D’Annunzio: ieri pomeriggio è stata proprio la sorella, rincasando, a trovarlo privo di vita, i soccorritori non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. Fratello e sorella condividevano un’abitazione a poche centinaia di metri dal campus universitario dove hanno sede le facoltà mediche, nel Villaggio Mediterraneo, una vita da studenti fuori sede come migliaia di loro colleghi. E, almeno fino a ieri, nessun segnale che lasciasse presagire questo epilogo.
Ma dentro il giovane forse aveva covato un senso di inadeguatezza, un’ansia, la paura del fallimento che lo hanno travolto: lo studente era indietro con gli esami, su due in particolare si era come arenato ma sembra che ai familiari avesse detto di averli superati, forse sperando di farcela negli appelli successivi. Ma probabilmente con il passare del tempo, ormai studente fuori corso e non vedendo avvicinarsi la meta della laurea, non ha retto più il peso di quella che lui evidentemente riteneva una situazione insostenibile, e che non poteva più essere nascosta.
Il tragico gesto
E prima di attuare ciò tragico gesto, approfittando dell’assenza momentanea della sorella, pure studentessa, ha messo nero su bianco il suo disagio. “Il mondo universitario è diventato sempre di più un luogo di depressione e ansia”, denuncia l’Unione degli Universitari nazionale e abruzzese che sono tornati a chiedere 100 milioni per la creazione di presidi psicologici nelle università e nelle scuole.
Solo il 2 marzo scorso si è uccisa a 27 anni, buttandosi giù da un dirupo a Somma Vesuviana, in provincia di Napoli, Diana, a cui mancava un solo esame, latino, per la laurea in Lettere moderne, schiacciata dal peso di aver comunicato a tutti la falsa data della sua laurea. Pochi mesi prima, il 28 novembre, Riccardo, 26 anni, aveva deciso di schiantarsi con l’auto tra Padova e Abano Terme: aveva annunciato la data della sua laurea in Scienze infermieristiche ma gli mancavano ancora alcuni esami per poterla ottenere.
Per terra, sull’asfalto, non è stato trovato nessun segno di frenata. I primi di febbraio di quest’anno, invece, una giovane di soli 19 anni si è impiccata nei bagni dell’Università di Milano. In una lettera di addio manoscritta la giovane riconduceva il gesto alla percezione fallimentare della propria vita e del proprio percorso di studio. A ottobre 2022 era stata la volta di un 23enne che a Bologna si era ucciso lanciandosi nel Reno: anche lui aveva annunciato la data della laurea ma ne era ancora lontano. Esattamente un anno prima uno studente di 29 anni abruzzese si era gettato da un ponte perchè gli mancavano molti esami per laurearsi.
La storia di Norman Zarcone
Il 18 gennaio Norman Zarcone avrebbe compito quarant’anni. Saranno quindi 13 anni da quel tragico 2010, quando decise di gridare nel modo più straziante possibile il proprio sdegno verso quell’ inossidabile struttura di potere che delegittima la massima agenzia formativa e culturale del Paese. Il giovane si suicidò lanciandosi da una finestra dell’Università di Palermo.
Il padre di Norman non smette di cercare la verità
Il padre di Norman non smette di lottare per cercare la verità su suo figlio e, come ogni anno, ha organizzato la “Giornata del Merito in memoria di Norman Zarcone”, istituzionalizzata dal Comune di Palermo per mercoledì 18 gennaio. “Solo silenzi da parte delle istituzioni – dice il giornalista Claudio Zarcone, padre di Norman, in una nota -. La morte non fa più notizia se non c’è dietro un fatto scabroso, contorsioni sentimentali, perversioni mentali o uno dei valori-cornice di questa società che non premia i talenti, sbeffeggia le ambizioni e insulta i sogni”.
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