Truccavano le buste paga dei dipendenti con rimborsi e indennità per trasferte mai fatte. Tre misure cautelari sono state eseguite questa mattina dalla guardia di finanza, su richiesta del gip del Tribunale di Torino. Sequestrati denaro e beni per circa un milione di euro.
Per l’amministratore di fatto dell’azienda sono scattati gli arresti domiciliari, l’amministratore di diritto è stato interdetto per dodici mesi a ricoprire uffici direttivi e a svolgere attività imprenditoriali. Sospeso dal lavoro per dodici mesi anche un dipendente di uno studio di consulenza del lavoro.
L’inchiesta, coordinata dal pm Mario Bendoni, per l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato ha fatto emerge che l’azienda dal 2015 utilizzava i falsi rimborsi ai danni di erario, Inps e Inail, visto che rispetto allo stipendio si pagavano meno contributi e tasse. A quanto accertato, i dipendenti che sollevavano dubbi sui rimborsi non venivano assunti e chi invece lo era già rischiava il licenziamento o era costretto alle dimissioni.
Per determinare il numero delle indennità da assegnare mensilmente, secondo quanto accertato dagli inquirenti, si faceva ricorso ad un complesso procedimento di calcolo funzionale a garantire il raggiungimento dell’importo stipendiale netto pattuito tra azienda e lavoratore, indipendentemente dalle effettive attività esterne riconducibili a trasferte. Le indennità venivano, quindi, riconosciute anche al personale che svolgeva mansioni di tipo amministrativo ed erano solitamente attribuite in numero costante in tutti i mesi dell’anno, ad eccezione di dicembre e giugno (periodi in cui avveniva il pagamento, rispettivamente, della tredicesima e quattordicesima, quando invece risultavano raddoppiate.
“Un articolato sistema fraudolento attraverso il quale – sostengono le fiamme gialle in una nota – gli amministratori di diritto e di fatto di una società torinese operante nel settore del commercio di macchinari avrebbero truffato l’erario, l’Inps e l’Inail dall’anno 2015, ideando un peculiare meccanismo che permetteva di ‘truccare’ le buste paga con riferimento a rimborsi e indennità per trasferte, in realtà mai eseguite ma pagate al posto del lavoro ordinario e straordinario realmente svolto dai dipendenti. Su tali indennità, infatti, si applica normativamente un sistema più favorevole di tassazione e contribuzione, rispetto allo stipendio”.