Al Sud e in Sicilia non è ancora pari l’accesso alla banda larga e serve più formazione per acquisire competenze digitali. In Sicilia servono anche più investimenti. Ora, con una risoluzione del Parlamento europeo, sono stati richiesti più fondi per superare sull’isola il “digital divide”. Lo annuncia Annalisa Tardino, eurodeputata della Lega nel gruppo Identità e democrazia, dopo l’approvazione a larghissima maggioranza della proposta di risoluzione del Parlamento europeo che integra l’Agenda digitale europea con le Politiche di coesione e quelle del “Next Generation EU”.
Più fondi per la Sicilia
Così il Parlamento europeo richiede più fondi per il Sud Italia e la Sicilia per colmare il ‘digital divide’ e portare la banda ultralarga e la formazione in competenze digitali nelle aree interne e rurali, alle fasce più deboli della popolazione come anziani e donne, alle piccole e medie imprese agricole, artigianali e manifatturiere, ai giovani studenti e lavoratori in smart working, tutti marginalizzati e penalizzati dalla carenza d’infrastrutture di connessione, di vie di collegamento e di servizi di trasporto.
Superare il digital divide
“In realtà – spiega Annalisa Tardino, l’obiettivo della connessione veloce per tutti è purtroppo ancora lontano, soprattutto nelle aree interne del Sud Italia e della Sicilia e, in generale, nelle zone a elevata povertà ed esclusione sociale. Il divario col resto del Paese si evidenzia anche nel contesto delle competenze digitali degli addetti: per Srm le imprese che impiegano specialisti in Ict al Sud sono solo il 9,4% a fronte del 12,6% media Italia, e in Sicilia è molto difficile trovare personale specializzato, con tutte le province siciliane collocate in fondo alla classifica nazionale”.
Fondi da Fse+, “Recovery Fund” e Fsc
L’indicazione emersa è che in ciascuna regione interessata la nuova programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali europei, in particolare il Fse+, nonché il “Recovery Fund” e il Fsc, assegni più risorse agli obiettivi della trasformazione innovativa e intelligente e alla connettività regionale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Cioè, più fondi alla rete a banda ultralarga, alla formazione in competenze digitali e agli investimenti innovativi delle imprese. “Il ‘Pnrr’ – aggiunge Tardino – assegna 24,3 miliardi alla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo italiano. In Sicilia è fondamentale una sinergia fra istituzioni e imprenditori – organizzati in filiere, distretti, sistemi e associazioni – per riuscire a convertire la maggiore quantità possibile di queste risorse in investimenti innovativi, e che le nuove Politiche regionali di coesione siano orientate a favorire il disallineamento tra fabbisogno di competenze specialistiche digitali e formazione dei lavoratori. Infatti, oggi solo la digitalizzazione può accendere il motore della ripresa in una Sicilia atterrata dalla precedente crisi e dalla pandemia”.
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