Niente da fare. In Spagna sembra proprio impossibile abolire la corrida. Questo nonostante la sensibilità crescente ed un partito animalista, quale quello spagnolo, che riesce a portare nelle piazze diverse decine di migliaia di persone per protestare contro i maltrattamenti inferti nelle numerose feste, spesso a sfondo religioso, che ancora usano animali.
La sentenza della Corte Costituzionale spagnola, comunicata ufficialmente oggi ma in realtà nota fin dal 5 ottobre scorso, stabilisce che la Catalogna non avrebbe potuto vietare nel 2010 la corrida. Vale, secondo la Corte Costituzionale, la priorità della norma nazionale oltre al fatto che la corrida è considerata patrimonio culturale della Spagna.
La vicenda, che ha già acceso molti animi, si va però a scontrare con un sentimento nazionale che in Catalogna è storicamente molto forte. Una questione, dunque, che potrebbe andare oltre la sensibilità di chi i tori li vorrebbe vivi e non di certo infilzati per un uso, poi, prevalentemente turistico. Un scontro, dunque, di due modi diversi di governare e che forse si sopportano male, più di quanto potrebbe sembrare. Non a caso la Catalogna è la “Comunità Autonoma” per eccellenza. Il fatto, poi, di dovere accettare un “patrimonio culturale” della Spagna (appunto…) sembra quasi come una forzatura inaccettabile. E che dire, poi, delle minacce degli organizzatori delle corride di chiedere i danni per le mancate esibizioni di questi anni?
Proprio in questi giorni molte proteste si erano sollevate per i fondi all’agricoltura spagnola destinati dalla UE . Perchè tanto astio per l’agricoltura? Perchè proprio da quel capitolo proviene un cospicuo finanziamento per gli allevamenti di tori. Difficile pensare che i tori, salvo forse qualche riproduttore, possano avere in Spagna un uso diverso da quello della corrida.