Sarebbe “molto probabile” una scissione all’interno di Forza Italia che sta vivendo uno dei periodi più burrascosi della propria storia. Che il futuro del partito di Berlusconi non sarebbe roseo lo prevede Calogero Mannino, intervistato dall’agenzia Adnkronos.
“La scissione all’interno di Forza Italia è una delle possibilità molto probabili. Vedo un esaurirsi della sua funzione. Ma per chi ha regnato sul centro destra per vent’anni, abdicare è duro”, dice il più volte ministro democristiano, Calogero Mannino che parla anche della faida tra ronzulliani e governisti che fanno capo a Tajani. “E’ una questione interna perché la funzione di Fi è esaurita, tanto che anche Confalonieri invitava Berlusconi a fondersi con la Meloni. E’ chiaro che non avendo il leader di Forza Italia in tempo provveduto a organizzare un partito con la regola democratica della adesione, partecipazione e responsabilità, adesso si apre il conflitto a fuoco tra quelli che restano”.
Forza Italia secondo Mannino sarebbe oggi un partito privo di classe dirigente ma mancherebbe oggi anche di una quota importante di democristiani. “Berlusconi aveva indovinato una sola carta – dice -: l’adesione al Ppe. Tuttavia non ha trasformato Forza Italia da partito personale, aziendale in partecipato. Con la conseguenza che oggi manca la classe dirigente e cosa ancora più grave che i democristiani che avevano reso possibile l’accettazione di Fi nel Ppe, da Casini ad Alfano, sono stati via via espulsi. Quindi il re è solo, anzi è nudo – prosegue il politico – C’è una sola stella, la Meloni, uno dei tanti riscattati e rigenerati dal leader di Fi. Ma il rapporto tra loro è inevitabilmente di conflitto”.
Cosa rischia dunque Forza Italia? Si darebbe maggiore campo al centro? “In questo momento la scena è molto occupata dalla Meloni. Ha fatto un partito di destra con ragioni di destra che ha vinto al centro e continua a crescere. Chi lo dovrebbe fare? – sollecita – Non vedo un emulo – successore di De Gasperi”. “Non potendo candidarsi nello spazio del centro destra, farebbero un centro che non può essere di centro destra, cioè che non ha mai occupato lo spazio del centro di centro destra – spiega – Calenda e Renzi giocano infatti una partita che riguarda la crisi del Pd”. “Siamo all’indomani delle elezioni e di un governo realizzato ad una velocità sconosciuta negli ultimi anni – osserva il politico – In 24 ore Meloni ha fatto un governo e si è incontrata con Macron, il suo interlocutore numero uno nell’Ue. Questo, come dice Voltaire, è un fatto, non un segnale”, conclude.