Ergastolo per il padre Shabbar Abbas e per la madre Nazia Shaheen. Quattordici anni allo zio, Danish Hasnain. Assolti i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq, di cui è stata ordinata l’immediata liberazione.
Così ha deciso la Corte di assise di Reggio Emilia nel processo sull’omicidio della 18enne Saman Abbas, dopo quasi cinque ore di camera di consiglio. Tutti gli imputati, eccetto ovviamente la madre, erano presenti in aula alla lettura della sentenza.
L’autodifesa del padre
“Non ho mai pensato di uccidere mia figlia, neanche gli animali lo fanno. Ma questa è l’etichetta che mi hanno dato i giornalisti anche se per me Saman era il mio cuore e il mio sangue e io non sono un animale”. Così, in lacrime, Shabbar Abbas, il padre di Saman, uccisa nel 2021 a Novellara.
“Voglio dire tutta la verità è liberarmi di un peso che mi porto dentro da mesi”, ha aggiunto Shabbar, che ha parlato per oltre due ore. “Mia figlia è morta, la mia famiglia è finita per me”, ha aggiunto l’imputato, aggiungendo: “Anche in carcere la mia vita non è bella, sono senza figlia, senza figlio, senza moglie e dicono che sono il cane che ha ucciso la figlia. Ma questo non è nemmeno da pensare”.
Shabbar ha ribadito anche di avere ascoltato “molte parole false” nel processo, negando di essere ricco, o “mafioso”, “altrimenti non sarei andato a lavorare nelle serre”, come pure di aver minacciato in Pakistan la famiglia di Saqib, il ragazzo con cui Saman sarebbe voluta stare.
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