La Russia ha interrotto la fornitura di gas verso la Polonia e la Bulgaria perché i due Paesi non avrebbero pagato in rubli.
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha affermato che gli impianti di stoccaggio del gas della Polonia sono pieni per il 76% e che il Paese è pronto a ottenere le forniture necessarie da fonti diverse dal gasdotto Yamal. Infatti, la Polonia importa gas liquefatto attraverso un terminale sulla costa baltiica e spera di ricevere gas dalla Norvegia tramite il progetto Baltic Pipe, che dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno e con la capacità di coprire il 50% del consumo polacco.
Il ministero dell’Energia della Bulgaria ha dichiarato ieri, martedì 26 aprile, che gli operatori del gas di proprietà statale Bulgargaz e Bulgartransgaz “hanno intrapreso misure per accordi alternativi per le consegne di gas naturale e per far fronte alla situazione attuale”. “Al momento, non è necessario imporre alcuna misura restrittiva sui consumi”, ha aggiunto.
La Bulgaria dipende quasi completamente dalla Russia per il suo consumo annuo di circa 3,0 miliardi di metri cubi di gas. La nazione balcanica riceve soltanto piccole forniture dall’Azerbaigian che spera di aumentare dopo aver completato un collegamento chiave con la vicina Grecia entro la fine dell’anno. Il contratto a lungo termine del Paese con Gazprom scade alla fine di quest’anno.
Nel dettaglio, Gazprom ha comunicato a Bulgargaz e Pgnig, le sue controparti bulgare e polacche, che i flussi resteranno sospesi fino a quando i pagamenti in rubli non saranno ricevuti. Essendo Polonia e Bulgaria degli Stati di transito del gas verso Paesi terzi, Gazprom ha, inoltre, avvertito i due Paesi che in caso di prelievo non autorizzato di gas russo destinato a Paesi terzi, le forniture di transito saranno ridotte di un ammontare analogo. La notizia ha naturalmente provocato un aumento del costo del gas.
Per quanto riguarda l’Italia, infine, il flusso è regolare. Lo ha confermato un portavoce della Snam.