Da sempre quella dei rifiuti è una problematica che affligge tutta la Sicilia e non solo. Da una parte infatti, non possiamo esimerci dalla loro produzione. Dall’altra il legislatore ha imposto una serie di dettami per la loro corretta gestione, con importanti responsabilità in capo ai soggetti interessati.
Di gestione dei rifiuti, e in particolare di rifiuti speciali, ne parliamo oggi con Sicurya srl. Realtà specializzata nel fornire servizi di consulenza nei settori ambiente e sicurezza sul lavoro.
Le definizioni
La normativa di riferimento in ambito ambientale è il D.Lgs. 152/06, non a caso chiamato Testo Unico Ambientale (TUA). E’ nella parte IV del TUA che ritroviamo la definizione di rifiuto e tutto ciò che è necessario fare per una corretta gestione.
Partiamo dunque dal principio. Secondo l’art. 184 del TUA, tutti i rifiuti vengono innanzitutto distinti, in base alla loro origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali. Questi ultimi, a loro volta, in base alle caratteristiche di pericolosità possedute, possono essere classificati come pericolosi o non pericolosi.
E’ proprio la gestione dei rifiuti speciali che risulta complessa a livello tecnico ma anche amministrativo.
La classificazione
I rifiuti speciali sono quelli originati da enti e imprese. In generale dalle attività produttive.
Il primo step per un produttore di rifiuti speciali è quello della loro identificazione e classificazione. Questo è un passaggio molto delicato, poiché se si sbaglia definendo dei rifiuti speciali pericolosi come non pericolosi, il gestore rischia di commettere illeciti di natura anche penale.
Per classificare un rifiuto è necessario attribuirgli un codice identificativo, denominato codice EER (Elenco Europeo dei Rifiuti, in passato CER). Tale codice è composto da 6 numeri e fa parte di un elenco, suddiviso in 20 capitoli, stabilito a livello europeo.
Qualora vi siano dubbi sull’attribuzione del preciso codice, diventa importante effettuare una verifica attenta (ad es. mediante analisi chimica) del rifiuto speciale per stabilire se questo abbia delle caratteristiche di pericolo, in base al contenuto di sostanze inquinanti.
Il Rapporto Rifiuti Speciali
Terminata la fase della identificazione, viene poi quella dell’eventuale deposito e successivo trasporto verso impianti di recupero o smaltimento dei rifiuti speciali. Ovvero, inizia quella fase della gestione dei rifiuti in cui è obbligatoria la tracciabilità del rifiuto gestito. Tra gli altri, uno dei tasselli che permette questo è la comunicazione annuale al catasto dei rifiuti prodotti e smaltiti nell’anno precedente. Questa viene effettuata attraverso il Modello Unico di Dichiarazione ambientale (MUD).
E’ grazie anche alle dichiarazioni contenute nelle banche dati MUD, che ISPRA riesce a stilare ogni anno un Rapporto Rifiuti Speciali (secondo il disposto dell’art. 189 del TUA). Questo contiene una disamina relativa alla produzione di rifiuti speciali in Italia. Il Rapporto 2020 si riferisce ai quantitativi dell’anno 2018 desunti dalle dichiarazioni che devono essere presentate nel 2019 dai soggetti obbligati.
La produzione di rifiuti speciali in Italia
Nel 2018, la produzione nazionale di rifiuti speciali è risultata pari a 143,5 milioni di tonnellate. E’ il settore delle costruzioni e demolizioni a dare il maggior contributo alla produzione totale; con 61 mln di tonnellate, concorre al 42,5% del totale prodotto.
Guardando alla produzione dei rifiuti speciali, i valori più alti si trovano nel nord Italia, con quasi 84,9 mln di tonnellate (pari al 59,2% del totale nazionale). Il Sud si attesta a 33,4 mln di tonnellate (circa 23%). Va meglio al Centro, dove si parla di 25,1 mln di tonnellate pari al 17,5% della produzione nazionale di rifiuti speciali.
Nello specifico poi delle varie regioni, per la Sicilia i dati parlano di 7,2 mln di tonnellate prodotte, equivalenti a quasi il 22% del totale nazionale.
Infine, facendo un focus sulle modalità di gestione dei rifiuti speciali a fine trafila, si osserva che tra le operazioni di smaltimento, la discarica e il trattamento chimico-fisico risultano quelle preferite. Alle discariche, nel 2018, sono state avviate 11,9 mln di tonnellate. Il dato positivo è che comunque, rispetto al 2017, questo quantitativo si è ridotto dell’ 1,2%.
Quest’ultimo dato, sebbene non elevato, ci deve fare ben sperare. D’altronde è lo stesso TUA che suggerisce di preferire altre forme di trattamento per i rifiuti, e di lasciare la discarica soltanto come ultima possibilità. Come ultima “spiaggia” quando nient’altro è possibile.
La strada è ancora lunga
La gestione dei rifiuti, soprattutto quando si parla di rifiuti speciali, contempla diverse fasi e passaggi tecnici e amministrativi abbastanza complessi e delicati. Tanto è stato fatto come presa di coscienza dell’importanza della questione, ma ancora tanto altro si può fare. Il tutto sempre con l’obiettivo della tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente.
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