Oltre lo stretto

‘Ricordare le Foibe è un dovere’, anche Mattarella contro il negazionismo

Commemorazioni un po’ ovunque. L’anniversario delle stragi delle Foibe, quella drammatica pulizia etnica contro gli italiani commessa in Dalmazia dai comunisti del generale Tito. Anche a Palermo ieri si è ricordata quella drammatica pagina di storia. ‘Assessore Giuseppe Mattina ha partecipato, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, alla cerimonia commemorativa delle vittime delle foibe nell’omonima piazza cittadina.

Alla cerimonia, organizzata dall’Associazione nazionale Venezia Giulia, hanno preso parte, tra gli altri, anche il Vicepresidente della Regione, il Prefetto e le massime autorità militari della città.

Per il Sindaco Leoluca Orlando, “ricordare le vittime di quelle atroci violenze è un atto doveroso di memoria perché nessuno dimentichi che le guerre e le divisioni fra i popoli sono sempre e soltanto portatrici di lutti e dolore”.

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Ma il messaggio veramente forte al paese e a tutta l’Europa è arrivato dal palermitano più in vista in assoluto,m il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

In almeno tre passaggi del suo discorso al Quirinale in vista della celebrazione del Giorno del Ricordo (celebrato ieri), il capo dello Stato ha contribuito a scongiurare l’insabbiamento della verità. In primo luogo ha fatto
presente che l’epurazione di migliaia di italiani nelle foibe da parte dei miliziani comunisti di Tito, all’indomani
dell’Armistizio e poi a guerra finita, non fu una vendetta rispetto alle vessazioni perpetrate dal regime fascista verso
gli slavi né una legittima e comprensibile reazione. “Non si trattò, come qualche storico negazionista o riduzionista ha voluto insinuare – ha detto Mattarella – di una ritorsione nei confronti del fascismo ma del frutto di un odio
insieme ideologico, etnico e sociale”.

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“Tra le vittime vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni – ha aggiunto – innocenti, colpevoli soltanto di essere italiani e di essere visti come un ostacolo al disegno di conquista territoriale del comunismo di Tito”.

A 15 dall’istituzione del giorno del ricordo è ancora necessario che qualcuno intervenga in maniera forte per evitare un nuovo oblio

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