Domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, gli italiani sono chiamati a esprimersi su 5 quesiti referendari in materia di giustizia.
Se vince il sì, l’interdizione dai pubblici uffici per i condannati non è più automatica ma viene decisa dal giudice, caso per caso.
Se vince il no, resta in vigore la legge Severino che prevede l’incandidabilità e la decadenza per i condannati definitivi per i reati gravi contro la Pubblica Amministrazione e per gli amministratori locali se condannati in primo grado.
Se vince il sì, il magistrato deve scegliere a inizio carriera tra il ruolo di giudice e di PM: non sono consentiti passaggi di funzione.
Se vince il no, resta in vigore la legge Mastella che prevede al massimo 4 passaggi con il trasferimento fuori dalla Regione. Con la riforma Cartabia i passaggi si ridurrebbero a 1.
Se vince il sì, eliminata per i reati non violenti in caso di pericolo di reiterazione del reato.
Se vince il no, resta prevista in caso di pericolo di fuga, inquinamnto di prove, reiterazione del reato.
Se vince il sì, viene eliminato l’obbligo di raccogliere tra 25 e 50 firme per i magistrati che vogliono candidarsi al CSM.
Se vince il no, resterebbe obbligatoria la raccolta di almeno 25 firme di altri magistrati per potersi candidare.
Se vince il sì, viene consentito anche ai professori e agli avvocati membri dei Consigli giudiziari di valutare la professionalità dei magistrti.
Se vince il no, resta la normativa vigente in cui le valutazioni vengono espresse solo dai componenti appartenenti alla magistratura.
Importante: affinché ogni quesito referendario sia valido, occorre che raggiunga il 50% + 1 dei voti degli aventi diritto, cioè occorre che raggiunga il quorum.