Domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, gli italiani sono chiamati a esprimersi su 5 quesiti referendari in materia di giustizia.
1 – Volete abrogare la legge Severino che prevede l’incandidabilità di un candidato?
Se vince il sì, l’interdizione dai pubblici uffici per i condannati non è più automatica ma viene decisa dal giudice, caso per caso.
Se vince il no, resta in vigore la legge Severino che prevede l’incandidabilità e la decadenza per i condannati definitivi per i reati gravi contro la Pubblica Amministrazione e per gli amministratori locali se condannati in primo grado.
2 – Volete abrogare la norma che prevede la possibilità di passare dal ruolo di giudice a quello di PM e viceversa?
Se vince il sì, il magistrato deve scegliere a inizio carriera tra il ruolo di giudice e di PM: non sono consentiti passaggi di funzione.
Se vince il no, resta in vigore la legge Mastella che prevede al massimo 4 passaggi con il trasferimento fuori dalla Regione. Con la riforma Cartabia i passaggi si ridurrebbero a 1.
3 – Volete abrogare la norma che consente di disporre una misura cautelare in caso di reiterazione del reato?
Se vince il sì, eliminata per i reati non violenti in caso di pericolo di reiterazione del reato.
Se vince il no, resta prevista in caso di pericolo di fuga, inquinamnto di prove, reiterazione del reato.
4 – Volete abrogare l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)?
Se vince il sì, viene eliminato l’obbligo di raccogliere tra 25 e 50 firme per i magistrati che vogliono candidarsi al CSM.
Se vince il no, resterebbe obbligatoria la raccolta di almeno 25 firme di altri magistrati per potersi candidare.
5 – Volete abrogare la norma che non consente agli avvocati che siedono nei consigli giudiziari di redigere i pareri sulla professionalità dei magistrati?
Se vince il sì, viene consentito anche ai professori e agli avvocati membri dei Consigli giudiziari di valutare la professionalità dei magistrti.
Se vince il no, resta la normativa vigente in cui le valutazioni vengono espresse solo dai componenti appartenenti alla magistratura.
Importante: affinché ogni quesito referendario sia valido, occorre che raggiunga il 50% + 1 dei voti degli aventi diritto, cioè occorre che raggiunga il quorum.
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