Insieme al Reddito di cittadinanza, nel nostro ordinamento sono state introdotte sanzioni più severe sia per il datore di lavoro sia per il lavoratore rispetto alla questione del lavoro nero.
Normalmente un dipendente che lavori in nero non subisce alcuna sanzione a meno che non percepisca la Naspi o altri sussidi. Nel caso in cui invece il lavoratore sia beneficiario del Reddito di cittadinanza e venga trovato a lavorare in nero le sanzioni introdotte dalla misura sono estremamente severe: reclusione da due a sei anni e divieto di poter fare richiesta di accesso al Reddito di cittadinanza per 10 anni.
Per quanto riguarda i datori di lavoro, se impiegano lavoratori in nero mentre questi percepiscono il sussidio del Reddito di cittadinanza, si applicano le sanzioni previste per chi fa lavorare in nero extracomunitari sprovvisti del regolare permesso di soggiorno o minori con una maggiorazione del 20%. Le sanzioni scattano anche nei casi in cui a lavorare in nero sia il titolare del sussidio o un suo familiare, visto che per il Reddito di cittadinanza il calcolo del sussidio viene fatto sull’intero nucleo familiare.
Più nel dettaglio, le sanzione previste per il datore di lavoro vengono calcolata sulla base dei giorni di lavoro nero e vanno da 2.160 a 12.960 euro se non si superano le 30 giornate, da 4.320 a 25.920 euro se le giornate lavorative sono comprese tra 31 e 6o mentre superando le 60 giornate la maxi sanzione va da 8.640 a 51.840 euro.